Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, l’ipotesi del padre di lui: «Forse l’ha portata in un campeggio»

La foto della Grande Punto nera in provincia di Treviso. Le ciocche di capelli e i brandelli d’abito. La procura, il percorso “premeditato” e il mistero delle soste

C’è la fotografia della Grande Punto nera targata FA 015 YE scattata nella notte tra sabato e domenica a Zero Branco in provincia di Treviso poco dopo la mezzanotte. E ci sono le ciocche di capelli trovate sull’asfalto a Fossò, dove c’erano anche le macchie di sangue. Ma le ricerche di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta non hanno per ora portato ad altri risultati. Le famiglie sperano di ritrovare i due vivi. Mentre alcuni brandelli di vestiti femminili sono stati ritrovati sugli argini del fiume Muson. E il padre di Filippo, Nicola Turetta, dice che suo figlio «è un ragazzo buono». Sostiene che non è vero che avesse paura di perdere Giulia dopo la laurea. Dice che potrebbe averla portata in un campeggio a Cortina o San Candido, zone che conosce bene. E che non le farebbe mai del male.


I brandelli d’abito nel fiume Muson

Le ricerche dei due ex fidanzati hanno raggiunto le Dolomiti. I brandelli di abiti recuperati sull’argine del fiume Muson nella frazione di Stigliano di Santa Maria di Sala potrebbero rivelarsi un indizio importante. Si tratterebbe di un reggiseno e sarebbe stato ritrovato dai sommozzatori. Ma c’è chi anticipa: non apparteneva a Giulia. Intanto c’è la pista che porta fino in Austria: la Grande Punto di Filippo Turetta avrebbe superato il confine già domenica sera. Ci sono due segnalazioni, di cui una che indica la Carinzia. L’ultimo itinerario della Punto suggerisce una fuga verso Nord-Est. Nicola Turetta intanto parla in un’intervista a La Stampa: «L’unica cosa che so è che Filippo non farebbe mai del male a Giulia. Le vuole molto bene e lo stesso vale per lei». Il padre dice che anche se si erano lasciati «già una volta poi erano tornati insieme».


L’ipotesi campeggio

Il padre di Filippo dice che al figlio mancavano tre esami per laurearsi «ma io non gli ho mai messo fretta». E aggiunge che secondo la polizia la sua auto sta circolando ancora: «Quindi per noi c’è speranza». Nicola Turetta fa un’ipotesi su dove potrebbero essere i due: «Magari Filippo ha portato Giulia in qualche campeggio, in montagna. Lui conosce molto bene le zone di Cortina e San Candido. Mio figlio è sempre stato un ragazzo previdente. Quando è uscito di casa aveva dei contanti e la sua PostePay, che porta sempre con sé». E adesso gli dice «di tornare a casa presto. Lo stiamo aspettando insieme a Giulia. Qualsiasi cosa sia successa si può risolvere». Ieri lui e la madre hanno pubblicato un appello per farlo tornare a casa.

La procura e il percorso premeditato

Le indagini della procura di Venezia però vanno in un’altra direzione. Mentre oggi una delegazione di carabinieri andrà in Alta Pusteria per perlustrare la zona, gli inquirenti cominciano a pensare che dietro la scomparsa non ci sia una fuga irrazionale, ma un percorso premeditato. Turetta non ha ancora effettuato pagamenti elettronici con le sue carte. In Austria era stato qualche tempo fa ad un concerto. Avevano comprato, racconta oggi Il Gazzettino, i biglietti per andarci insieme ma poi si erano lasciati e allora erano partiti separatamente: lui con la Punto, lei in treno con la sorella Elena. Quindi anche in questo caso conosceva le strade e la zona.

Il cugino

Giovanni Passarotto, cugino di Giulia Cecchettin, si è unito intanto alle ricerche. Ma al Quotidiano Nazionale dice che secondo lui i due non sono a Dolo, località a pochi chilometri da Vigonovo dove abita la famiglia. Poi racconta due episodi sulla coppia: «Mia madre mi ha raccontato che una volta Filippo doveva andare a prelevare dei soldi alle poste. Era in macchina con Giulia e alcune sue amiche. Lei avrebbe voluto restare sull’auto e lui le ha fatto una scenata. Non so dire se abbia mantenuto un atteggiamento pacato o sia stato aggressivo». Poi c’è il racconto della sorella Elena: «Una volta avevano deciso di andare a vedere un concerto a Milano. Filippo tempestava Giulia di messaggi. Elena così ha detto: ‘Giulia, dammi il telefono, perché se passi la giornata a rispondere poi te la rovini’. Filippo a questo punto ha scritto direttamente a Elena, dicendole che non gli sembrava giusto». Ma «come ha chiarito anche Elena non ci sono stati né insulti né minacce».

Il mistero delle soste

Passarotto dice anche che Turetta non gli sembra un guidatore esperto: «Mi chiedo come abbia fatto a fare tutti quei chilometri». Intanto c’è anche chi fa notare che tra i tempi e i percorsi i conti non tornano. Più precisamente, spiega ancora Il Gazzettino, ci sono due buchi temporali nella fuga della Fiat Punto. Nel passaggio tra Fossò e Scorzé l’auto ci ha messo venti minuti in più rispetto al normale tempo di percorrenza. Poi c’è il passaggio dalla diga del Vajont a Pecol. Lo si percorre in tempi che vanno dai 40 agli 80 minuti. Ma l’auto ci ha messo due ore. Cosa è successo nei tempi morti?

Le due ricerche

Attualmente gli inquirenti lavorano a due ricerche separate per Giulia Cecchettin e per la Grande Punto di Filippo Turetta. Perché, è il ragionamento, è altamente probabile che la ragazza e il ragazzo si trovino in due posti differenti. L’ultima segnalazione sicura per l’automobile riguarda l’ingresso in Alto Adige. Dove però è vietato lo screening delle targhe per ragioni di privacy. La ricerca, in ogni caso, si concentra in quelle zone e nella possibilità di un passaggio in Austria. Chi cerca invece nei fiumi vicino a Vigonovo, tra Fossò e Dolo, ha un altro obiettivo. La ragazza potrebbe essere lì.

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