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Straordinaria scoperta archeologica a San Casciano: dall’acqua emerge un Apollo in marmo

18 Novembre 2023 - 10:16 Redazione
«Questo scavo non smette di stupire»: ecco perché la statua era (volontariamente) rotta

Nell’acqua e nel fango ribollenti degli scavi di San Casciano dei Bagni (Siena) è stata trovata una statua monumentale alta quasi due metri: un Apollo intento a cacciare una lucertola. Si tratta di una copia in marmo di un originale in bronzo del greco Prassitele. È quanto rivela in esclusiva all’agenzia di stampa Ansa il professore Jacopo Tabolli dell’Università di Siena che spiega come assieme alla statua ci sia «un particolarissimo donario in pietra con un’iscrizione bilingue e a una miriade di piccoli oggetti in bronzo, terracotta e persino cristallo che aprono affascinanti squarci sulla quotidianità del santuario». Soddisfatto il ministero della Cultura che plaude per il ritrovamento: «Lo scavo di San Casciano non smette di stupire», commenta il direttore generale archeologia Luigi La Rocca.

Perché la statua era (volutamente) rotta

«Non solo bronzi dunque erano dedicati alle divinità salutifere venerate in questo straordinario santuario delle acque. Ma anche statue in marmo, di pregio. Talora repliche, come in questo caso, di originali greci, testimonianza della frequentazione di soggetti appartenenti ai ceti sociali più vari, dalle ricche aristocrazie etrusche ai più umili operai impegnati nella costruzione degli edifici sacri», chiosa. La Rocca fa riferimento a quanto è stato trovato negli scavi in questi mesi. Ossia un vero e proprio tempio con un portico ornato da 4 colonne. E la parte centrale con la grande vasca, coperta da un podio ornato da grandi statue, di cui una forse era proprio quella dell’Apollo in questione. Quest’ultimo, però, è stato ritrovato ridotto in pezzi, di cui alcuni – come le braccia e parti della testa – che non sono ancora emerse.

L’archeologo

«Non è stato un caso, questa statua è stata volutamente rotta e poi buttata nella vasca proprio al momento della definitiva chiusura del sito, nel V secolo dopo Cristo. Difficile dire con certezza se per un ultimo atto rituale pagano, di protezione o se come volontà iconoclasta dei cristiani», ci tiene a precisare il direttore dello scavo, l’archeologo Emanuele Mariotti. «Erano nascoste da una colonna calata in verticale proprio per chiudere e sigillare tutto quando ce le siamo ritrovate davanti è stato pazzesco. Dietro alle gambe, tuffato a testa in giù è venuto fuori il busto e poi un piccolo altare, in una sequenza incredibile», conclude.

Foto di copertina di Ansa.it

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