Giulia Cecchettin, verso la perizia psichiatrica per Filippo Turetta: «Infermità mentale»

L’avvocato Compagno l’ha già annunciata. Le parole dei genitori sulla «vena nella testa». La capacità di intendere e di volere decisiva per la pena

L’avvocato di Filippo Turetta, indagato per l’omicidio volontario aggravato di Giulia Cecchettin, lo aveva fatto sapere due giorni fa a Porta a Porta: «Vogliamo chiedere una perizia psichiatrica. Perché escluderla?Vogliamo farlo non per esonerare il ragazzo dalle sue responsabilità. Ma per capire fino in fondo cosa c’è stato nella sua mente», ha detto Emanuele Compagno. Ma è possibile che sia la stessa procura di Venezia a chiederla. Mentre è probabile che Turetta torni in Italia venerdì 24 novembre, lo stesso tribunale potrebbe disporla incaricando un consulente tecnico d’ufficio. Per verificare la capacità di intendere e di volere dell’indagato. Anche se questo probabilmente porterebbe poi l’eventuale imputato ad evitare l’ergastolo.


Il padre, la madre e la vena nella testa di Filippo

Nelle frasi del legale Compagno riecheggia in qualche modo quanto detto ieri dai genitori di Filippo: «Forse voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata». E ancora: «È scoppiata qualche vena in testa. Non c’è davvero una spiegazione. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato». Nel processo penale con la perizia psichiatrica si chiama un esperto a esprimere un giudizio valutativo o prognostico. Lo psicologo di norma valuta la capacità di intendere e di volere del soggetto ad oggi e nel momento in cui ha commesso il delitto di cui è accusato. Si può chiedere durante il dibattimento, nell’udienza preliminare, nel giudizio abbreviato o attraverso l’incidente probatorio. Possono farlo i giudici, il pm, i difensori dell’imputato o delle parti civili e anche i testimoni. Si può chiedere anche successivamente a una condanna.


La capacità di intendere e di volere

La richiesta di accertare la capacità di intendere e di volere si fonda sull’articolo 85 del Codice Penale: «Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile». L’imputabilità dipende appunto dalla capacità di intendere e di volere al momento del fatto. La decisione finale compete al giudice. Il soggetto della perizia può avere una valutazione di vizio totale o parziale di mente. L’infermità parziale funge da circostanza attenuante: può portare alla diminuzione di un terzo della pena. L’infermità totale porterebbe all’esclusione dell’imputabilità. In questi casi però di solito poi il soggetto può essere valutato come socialmente pericolo e inserito in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems).

L’infermità mentale

Il Gazzettino scrive oggi che si tratta della mossa difensiva più scontata per chi rappresenta gli accusati come Turetta. Sul quale incombe il rischio di contestazione della premeditazione. Nel frattempo emergono alcuni dettagli sull’arresto di Turetta in Germania. La polizia nella prima perquisizione ha trovato una borsa. Dentro c’erano un paio di guanti, un telefono cellulare, una carta SIM prepagata e trecento euro in contanti. Ma soprattutto, c’era un coltello da cucina con lama di 12 centimetri. Potrebbe essere l’arma del delitto. Gli inquirenti hanno anche trovato tracce di sangue nella Fiat Grande Punto nera targata FA015YE. Proprio l’auto in panne e la violazione del codice stradale tedesco hanno consentito l’arresto. L’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin invece comincerà il primo dicembre nell’istituto di anatomia patologica della Clinica Universitaria di Padova.

L’audio di Giulia Cecchettin

La famiglia Cecchettin ha conferito l’incarico di assistervi all’anatomo-patologo Antonello Cirnelli. Ma ci saranno anche i consulenti della procura e dell’indagato. Il funerale invece si svolgerà a Saonara quando il cadavere verrà restituito alla famiglia. Giulia sarà seppellita vicino alla madre, morta un anno fa. Ieri la Rai ha pubblicato un audio in cui la ragazza si sfoga: «Mi sento in una situazione in cui vorrei che sparisse, non vorrei più avere contatti con lui. Però allo stesso tempo mi viene a dire cose come che è super depresso, che ha smesso di mangiare, che passa le giornate a guardare il soffitto, che pensa solo ad ammazzarsi e che vorrebbe morire». 

La confessione

Emergono anche ulteriori dettagli sulla “confessione” di Turetta davanti alla polizia tedesca. «I killed my girlfriend», ha esordito in inglese. Le dichiarazioni sono inutilizzabili dal punto di vista processuali perché rese senza l’assistenza di un difensore. «Volevo schiantarmi con l’auto e mi sono puntato più volte il coltello alla gola. Ma non sono riuscito a farla finita», ha aggiunto. Il 22enne aveva anche delle ferite sulle dita e sulle caviglie, probabilmente dovute alla lotta con l’ex fidanzata. Oppure della discesa nel canalone vicino al lago di Barcis in cui ha nascosto il corpo. L’automobile rimane sequestrata in Germania. Il trasporto potrebbe inquinare le prove. È ancora mistero sui buchi temporali nella fuga di mille chilometri verso l’Austria e poi la Germania. E sui giorni passati nel paese prima della cattura.

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