Zuncheddu esce dal carcere: pena sospesa, è libero dopo 32 anni. L’ex allevatore sardo: «Aspetto la sentenza di revisione»

Il 58enne fu condannato all’ergastolo per triplice omicidio ma si è sempre dichiarato innocente: il testimone chiave ha rivelato di aver ricevuto delle pressioni durante l’interrogatorio

Cinquantotto anni in vita, 32 dei quali trascorsi in carcere. E la condanna, definitiva, a non uscire più di prigione. Ergastolo, per aver ucciso tre uomini e averne ferita un’altra a colpi di fucile. Beniamino Zuncheddu, ex allevatore sardo, si è sempre dichiarato innocente. Ma a inchiodarlo erano proprio le parole della quarta vittima dell’agguato, l’unico sopravvisuto: Luigi Pinna. Trentadue anni dopo quei fatti, la sua versione viene messa in dubbio, è il testimone chiave stesso ad ammettere l’errore e le presunte pressioni ricevute. Così ora Zuncheddu può tornare libero. Lo ha deciso la Corte d’Appello di Roma sull’istanza di libertà condizionale inoltrata dall’avvocato dell’allevatore di Burcei – nel Cagliaritano – Mauro Trogu, nell’ambito del processo di revisione della condanna. Zuncheddu aveva iniziato a usufruire del regime di semilibertà nel carcere di Uta, potendo uscire dal penitenziario durante i turni di lavoro. Ora, dopo la sua scarcerazione con la sospensione della pena, un’intera comunità è pronta a riabbracciarlo: «Forse è uno dei giorni più belli della storia di Burcei. Un’emozione unica», ha detto il sindaco di Burcei, Simone Monni, «lo accoglieremo all’ingresso della città e poi abbiamo organizzato un ritrovo in Comune e quindi la festa nel salone parrocchiale per l’abbraccio dell’intera comunità». Difficile mantenere la calma anche per il protagonista di questa storia, entrato in carcere da ragazzo e uscito da adulto. «Sono molto contento di lasciare il carcere dopo quasi 33 anni, che sono stati lunghissimi», ha detto Zuncheddu alla Garante per i detenuti Irene Testa, «non so cosa farò per prima cosa: ora sto pensando alla libertà e a non tornare mai più in cella. Aspetto il giorno della sentenza per arrivare a quella verità che ho sempre dichiarato e chiesto». Le prossime udienze in Corte d’Appello a Roma si terranno il 30 novembre e il 12 e 19 dicembre.


Il triplice omicidio e la condanna

Nel 1991, in un ovile di Cuile is Coccus sulle montagne tra Sinnai e Burcei, in provincia di Cagliari, avviene un triplice omicidio. Vengono assassinati Gesuino Fadda, proprietario dell’allevamento, il figlio Giuseppe e il pastore Ignazio Pusceddu. E Luigi Pinna, marito di uno delle figlie di Fadda, viene ferito ma rimane in vita. In un primo momento il sopravvissuto afferma di non conocscere l’identità del killer, che aveva agito a volto coperto. Dopo qualche settimana però cambia versione e indica Zuncheddu in una foto, identificandolo come il responsabile della strage. Zuncheddu viene arrestato e nel giugno 1992 arriva la condanna definitiva all’ergastolo. A metà novembre del 2023, Pinna ritorna sui suoi passi. «La verità è che mi è stata mostrata la foto prima del riconoscimento», ha detto ai giudici, parlando di presunte pressioni ricevute da parte degli investigatori, «prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Beniamino Zuncheddu e mi disse che il colpevole della strage era lui. Pensavo di fare una cosa giusta, così mi era stato detto». La Corte d’Appello ha quindi accolto l’istanza di libertà condizionale con la sospensione della pena. Nell’ordinanza, i giudici indicano «nuove prove» da valutare nella vicenda, dalle intercettazioni ambientali e telefoniche alle modalità con cui è stato condotto l’interrogatorio di Pinna. «L’inattendibilità delle dichiarazioni di Pinna, nell’ambito del presente giudizio di revisione, ha fatto venir meno la ‘prova diretta’ che la Corte di Assise di Appello di Cagliari ha posto a fondamento della pronuncia di colpevolezza dell’imputato», scrive la corte di Roma.


Leggi anche: