Femminicidi: il prefetto Rizzi e quei commenti negativi sul post della polizia: «Si vuole fare rumore? Bene. Se le forze dell’ordine commettono errori ditelo ai commissariati, non sui social»

Il vicecapo della polizia vicario a La Stampa: «Il bersaglio devono essere gli stupratori, non noi»

«Si vuole fare rumore? La trovo una cosa giusta per richiamare l’attenzione sul tema. Ma, attenzione al bersaglio: deve essere chi commette abusi, non le donne e gli uomini in divisa che lavorano ogni giorno per fermarlo». Il prefetto Vittorio Rizzi, vicecapo della polizia vicario e vicedirettore generale della Pubblica sicurezza difende gli agenti dai commenti social negativi che hanno coinvolto il post della Polizia in ricordo di Giulia Cecchettin e sul tema dei femminicidi. Rizzi, in un’intervista su La Stampa, consiglia di «denunciare sempre, anche solo uno schiaffo». E sui commenti al post, dove si critica la scarsa operatività nei commissariati proprio su questi casi, replica: «Un numero che mi sembra inverosimile. Sono più delle violenze denunciate negli ultimi due anni, una cifra paradossale che non corrisponde alla realtà. Aggiungo una cosa: basta andare a guardare gli altri post pubblicati sul profilo della polizia, hanno un numero di commenti inferiore e durante le campagne abbiamo ricevuto commenti sempre positivi. Come mai, all’improvviso, cambia il sentiment della collettività?». «Giulia Cecchettin – aggiunge – rappresenta tutte le donne vittime di violenza dell’uomo, nella sua morte ci identifichiamo tutti. Credo che si sia levato un grido di dolore e che sia stata utilizzata la pagina della Polizia di Stato per esprimere questo stato d’animo che ha assunto il tono della protesta. Se questo urlo è stato così forte forse qualcosa è accaduto e questo urlo ora lo facciamo nostro. Però il grido di tanti andrebbe rivolto contro gli stupratori, non contro chi spende tutte le sue energie per contrastare la violenza. Dai gradi più bassi fino ai vertici, siamo tutti impegnati anche in un profondo processo di femminizzazione delle forze di polizia già dal 1957, fino a raggiungere nel 1981 la parità che ha portato a una naturale solidarietà nei confronti delle donne che denunciano violenze». E in merito ai commenti replica: «Mai minimizzare o banalizzare. Se, però, ci sono stati episodi di comportamenti non corretti, se qualcuno ritiene di aver subito un torto, invitiamo a denunciare non attraverso i social ma nei nostri commissariati».


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