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Contro Milei torna l’onda verde argentina. La giornalista Tentorio: «Punta a ridurre i diritti e le tutele conquistati dal 2020 ad oggi»

26 Novembre 2023 - 17:01 Alessandra Mancini
Le proteste in piazza ieri contro la violenza di genere e per contestare il programma del neopresidente: «Ma dopo la mobilitazione di 3 anni fa cancellare l’aborto sarebbe troppo anche per lui»

Ni un paso atrás, nessun passo indietro. Hanno urlato le donne scese in piazza ieri contro la vittoria del neo-presidente argentino Javier Milei. El loco, che dalla tribune televisive arriverà alla Casa Rosada il prossimo 10 dicembre, ha più volte manifestato la volontà di abrogare la legge che rende legale l’aborto fino alla quattordicesima settimana di gestazione. Durante i mesi di campagna elettorale l’ultraliberista – appoggiato da pro-life e Chiesa – ha proposto un referendum sull’aborto, quest’ultimo definito «omicidio aggravato dal legame madre-figlio». Un deputato di Libertad Avanza, partito del neo-capo di Stato, ha inoltre annunciato che la sua soppressione sarà una priorità dell’agenda di governo. «Le minacce ci sono ma è un diritto che abbiamo conquistato di recente e la sua abrogazione avrebbe un costo troppo elevato a livello internazionale», dice a Open Irupé Tentorio, giornalista e attivista di Buenos Aires. Soltanto tre anni fa l’Argentina ha reso legale l’aborto, precedentemente ammesso solo in caso di stupro o se la salute della donna era in pericolo. Dopo il via libera al disegno di legge anche da parte del Senato, le piazze argentine si erano riempite di fazzoletti verdi (pañuelos), icona della battaglia sull’IVG (IVE in spagnolo). E ora a distanza di tre anni da quella conquista, le argentine hanno nuovamente affollato le calles del Paese per chiedere all’esecutivo di «non fare neanche un passo indietro» sui diritti conquistati.

Con la vittoria di Javier Milei pensate possa esserci un «passo indietro» sui diritti conquistati? 

Benégas Lynch, legislatore e braccio destro di Javier Milei, è contrario all’aborto (pro-vita) e continua a direi nei programmi televisivi di volerlo abrogare. Anche Agustín Laje, politologo e membro (con ogni probabilità) della futura squadra di governo, è dello stesso parere. Tuttavia, non hanno le forze politiche in Parlamento per poterlo abrogare e sarebbe, inoltre, un costo troppo elevato a livello internazionale. Le priorità del neo-esecutivo Milei sono di stampo economico, il che vuol dire – in linea di principio – la chiusura del ministero per il Genere e la Diversità. Ci sono minacce di abrogazione, è vero, ma è un diritto che è stato ottenuto di recente e con una grande marea di donne. 

Ieri (25 novembre, ndr) l’Onda Verde è tornata in piazza dopo molto tempo, questa volta contro Milei. Ci saranno manifestazioni come quelle del 2020?

Durante la presidenza Fernández il numero di donne che ha preso parte alle proteste è diminuito. La pandemia, la creazione del ministero del Genere e della Diversità, nonché la legge sull’aborto sono state tutte conquiste che hanno contribuito a questo calo. L’Argentina ha una grande storia di mobilitazioni di piazza, ma ora non sappiamo come sarà scendere in strada per protestare con un presidente che è favore della violenza e della repressione. Questo governo è disposto a uccidere. E, oggi, inizia un nuovo capitolo della storia democratica dell’Argentina che molte generazioni non conoscono. 

Le divisioni interne al Paese sulla questione dell’aborto possono spiegare in parte la vittoria dell’estrema destra alle elezioni?

No, l’estrema destra ha vinto in Argentina perché c’è una crisi socio-economica molto forte. Secondo l’Indec (National Institute of Statistics and Census of Argentina) vi è il 140% di inflazione, oltre il 40% di povertà, il 10% di indigenza e siamo, inoltre, un Paese indebitato con il Fondo monetario internazionale (57 milioni di dollari): il prestito più importante nella storia dell’Fmi e pure dell’Argentina. La povertà, nonostante l’istruzione in Argentina sia completamente gratuita, genera molta ignoranza. La gente è molto stanca dei problemi di inflazione, che tra l’altro abbiamo avuto per tutta la vita, tranne negli anni ’90 con il processo di convertibilità.

Se ci fosse un referendum gli argentini voterebbero a favore o contro l’abrogazione della legge sull’aborto?

Non ne sono sicura. Io vivo nella città di Buenos Aires, la situazione è diversa. Ma il resto dell’Argentina, soprattutto il Nord, è molto conservatore.

Dal 2020 l’interruzione volontaria di gravidanza è legale, com’è la situazione? È facile abortire in Argentina?

Dall’approvazione della legge sull’aborto, il sistema sanitario pubblico ha garantito 170.151 interruzioni volontarie (e legali) di gravidanza in tutto il Paese e i decessi materni dovuti all’aborto sono scesi dal 23% del 2020 al 13% del 2021. Non so se «facile» sia la parola giusta, ma c’è molta più informazione e ci sono dei diritti.

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