Rivelazione di atti segreti, Andrea Delmastro a processo

La prima udienza è fissata per il 12 marzo. La procura di Roma aveva chiesto il proscioglimento del sottosegretario per la rivelazione di atti legati al caso Cospito

Dovrà rispondere a processo dell’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Ha deciso così la gup di Roma Maddalena Cipriani, nonostante la procura avesse chiesto il proscioglimento. Secondo la procura, quando passò al collega di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli gli atti del Dap relativi alla visita del Pd all’anarchico Alfredo Cospito in carcere, Delmastro poteva non sapere che quei documenti erano segreti. Nel corso dell’udienza la gup ha anche deciso di escludere dalla costituzione di parte civile i deputati del Pd di cui Donzelli parlò in aula, utilizzando gli atti passati da Del Mastro. L’udienza è iniziata alle 12, presente lo stesso Delmastro che però non ha rilasciato dichiarazioni né prima né alla conclusione dell’udienza. Avevano chiesto di costituirsi parte civile i quattro parlamentari Pd che visitarono Cospito, Serracchiani, Verini, Orlando e Lai, assistiti dagli avvovati Federico Olivo e David Ermini, ex vice presidente del Csm. La prima udienza del processo è fissata per il 12 marzo.


L’imputazione coatta

Era il 31 gennaio 2023 quando il capogruppo di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, nel corso di un dibattito alla Camera, attaccò i parlamentari del Pd che avevano fatto visita all’anarchico Alfredo Cospito, a quel tempo in sciopero della fame nel carcere di Sassari, utilizzando atti del Dap. Ci volle poco a capire che gli atti provenivano dall’ufficio del sottosegretario Delmastro che li aveva chiesti al Dap e che, ne sembra convinto il gip che ha disposto l’imputazione coatta, già sapeva che Donzelli li avrebbe usati in aula. Dopo aver ascoltato Delmastro la procura, con la firma anche del procuratore aggiunto Paolo Ielo, chiese l’archiviazione e molto si è discusso quando la gip Emanuela Attura decise invece per l’imputazione coatta. La premier in persona parlò di scelta singolare: “Un giudice non dovrebbe sostituirsi al pm”, disse. Ora è un altro giudice a confermare quella decisione. E la rapidità del processo, che inizierà il prossimo 12 marzo, potrebbe essere non facile da gestire per il governo.


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