Raoul Bova a processo per aggressione a un noto avvocato di Roma, la compagna lo difende: «Ha provato a investirmi»

In Aula l’attrice e la vittima, noto penalista di Roma. Le testimonianze restano opposte e il giudice ha invitato le parti a trovare un accordo

Raoul Bova a processo per aggressione. L’attore è accusato di violenza privata, lesioni personali e minacce, scrive Il Messaggero, per aver aver strattonato e sferrato un pugno a un automobilista, noto penalista del foro di Roma (a processo sia come vittima di Bova che come imputato di violenza privata). Secondo l’accusa Bova avrebbe aggredito il conducente del veicolo, Matteo Cartolano, che «dopo una manovra azzardata» avrebbe messo «in pericolo l’incolumità fisica» della fidanzata dell’attore. E nel corso della lite, secondo quanto riportato nel capo di imputazione, Bova avrebbe inoltre «minacciato l’automobilista dicendogli ora ti porto dentro e ti sistemo». Ma a prendere le parti dell’attore romano ieri in aula la compagna Rocio Munoz Morales. Quest’ultima ha raccontato la sua versione dei fatti: «Quell’uomo ha tentato di investirmi. Stavo entrando in macchina e gli ho chiesto di aspettare un attimo a parcheggiare e lasciarmi il tempo di salire, ma lui mi ha guardata e ha accelerato provando a venirmi addosso», ha detto l’attrice spagnola.


La vicenda

I fatti risalgono al 27 aprile 2019 a Roma, in zona Sesto San Giovanni. Dopo aver pranzato in un noto ristorante della zona «Io sono uscita prima per andare verso la macchina – racconta Morales al giudice del Tribunale di Roma, Valerio De Gioia -. Stavo per entrare nell’abitacolo, quando all’improvviso è arrivata un’auto che voleva parcheggiare di fianco». Alla guida di una Ford Festa, l’avvocato 42enne: «Gli ho chiesto di aspettare un attimo, ma lui non mi ha ascoltata e ha accelerato. Per fortuna mi sono spostata altrimenti mi avrebbe investita in pieno», ha detto Morales, sottolineando inoltre di essere inciampata e caduta a terra. Diametralmente opposta la versione del legale romano: «Stavo tornando a casa dal mio studio, ho percorso poco più di un chilometro. Ho parcheggiato, la macchina si era inserita per due terzi ma c’era una signora che transitava sull’asfalto. Era al telefonino. Le ho fatto gli abbaglianti, mi mancavano 30 centimetri per completare la manovra. Lei con fare supponente ha detto ‘parcheggia’. Ricordo di aver guardato lo specchietto, poi dopo aver parcheggiato ho parlato al telefono e dopo ho visto quella donna che faceva rimostranze, mi sono chiesto ‘non sia mai che la ho presa’. Quindi stavo uscendo dalla macchina quando ho sentito una sberla sul parabrezza, e calci e pugni sulla macchina, ho pensato fosse un pazzo, invece era Raoul Bova», spiega Cartolano. Le due versioni hanno spinto il giudice a ricordare per ben due volte che sul banco dei testimoni è «necessario dire tutta la verità, perché in caso contrario il rischio è di finire indagati». L’attrice spagnola ha poi precisato che l’automobilista non solo non le aveva chiesto scusa e non si era preoccupato del fatto che fosse caduta a terra, ma una volta accortosi della presenza di Bova aveva detto di essere un suo compaesano calabrese e poi li aveva avvertiti di essere inoltre un legale e che li avrebbe rovinati. «Non c’è stata alcuna colluttazione, nessun contatto fisico», dice la modella 35enne.


La versione del legale

Cartolano ha spiegato durante la sua deposizione di essere innanzitutto romano e non calabrese: «E poi la signorina non è mai caduta. Si è semplicemente spostata per farmi entrare nel parcheggio. Inizialmente non mi sono nemmeno accorto della presenza di Raul Bova, ho solo sentito una botta fortissima sul vetro e una serie di calci e pugni alla portiera mentre ero in procinto di uscire dall’auto». Secondo quanto riportato nel capo di imputazione, l’attore avrebbe minacciato l’automobilista e dalle parole sarebbe passato alle mani.«A quel punto Bova mi ha afferrato per un braccio e mi ha tirato giù dalla macchina colpendomi la spalla con un pugno – ha raccontato -. E quando ho provato a chiamare il 113, lui mi ha strappato il cellulare dalla mano e lo ha sbattuto contro il tettuccio della macchina, mandando il vetro in frantumi. In mio soccorso è intervenuto un finanziere che gli ha detto di fermarsi perché stava commettendo un reato. Solo allora sono riuscito a chiamare le forze dell’ordine». Il legale dopo l’aggressione si è fatto visitare: il referto riportava 5 giorni di diagnosi. Due versione dunque diverse e un invito unico formulato dal giudice alle parti, ovvero quello di trovare un accordo e chiudere, così, la vicenda. Hanno tempo fino ad aprile, quando ci sarà la nuova udienza.

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