L’ipotesi dei rifiuti speciali abbandonati, il sequestro dell’area e i mancati controlli: cosa sappiamo dell’incendio all’ospedale di Tivoli

A bruciare sarebbero stati cumuli di spazzatura abbandonati sotto i reparti. Il procuratore ha fatto sapere di «avere un quadro chiaro che fa escludere il dolo»

Le fiamme dell’incendio scoppiato nella notte all’Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli sono partite dall’esterno sul retro del nosocomio, coinvolgendo cumuli di rifiuti di ogni genere. Lo ha reso noto il procuratore del comune della città metropolitana di Roma: «Abbiamo acquisito numerose immagini dall’impianto di videosorveglianza, da cui abbiamo un quadro chiaro su quanto accaduto e attraverso le quali al momento possiamo escludere il dolo», ha detto Francesco Menditto, secondo il quale le fiamme si sarebbero poi propagate dall’interrato fino al pronto soccorso, con il fumo che ha invaso la struttura ospedaliera. Secondo l’edizione romana del Corriere della Sera a bruciare sarebbero stati contenitori in plastica per rifiuti speciali insieme a centinaia di buste di plastica piene di rifiuti ospedalieri, accumulati in un passaggio stretto tra due edifici in un cortile al piano -2 dell’ospedale. L’area, spiega ancora il quotidiano, è stata sequestrata in mattinata. Nel frattempo, la procura ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo plurimo e incendio colposo. L’ipotesi principale seguita al momento dagli inquirenti sarebbe quella di un episodio per negligenza.


I (mancati) controlli

Stando a quanto riportano fonti sindacali all’Ansa, nell’ultimo periodo nell’ospedale di Tivoli le squadre di servizio di guardia anti-incendio – appaltato a diverse società nel 2023 – non erano presenti nella struttura. Mentre il personale, nonostante abbia seguito i corsi anti-incendio – riferiscono ancora le fonti – non fatto alcuna prova di evacuazione. Nel frattempo il procuratore ha inoltre precisato che nessuna delle tre vittime – Pierina Di Giacomo e Romeo Sanna di 86 anni, Giuseppina Virginia Facca di 84 ed Emilio Timperi di 76 anni (una era ricoverata in medicina d’urgenza e due in medicina generale) – è «morta tra le fiamme». Due di loro, secondo quanto si è appreso, sono decedute durante le operazioni di soccorso; una terza persona è invece morta durante il trasporto. 


Il racconto dei soccorritori

L’intervento di spegnimento del rogo «è durato fino a stamattina», ha spiegato il comandante provinciale di Roma dei vigili del fuoco, Adriano De Acutis, durante la conferenza stampa in Procura a Tivoli. Molto pesante è stata invece l’attività di soccorso, in particolare dei degenti «che non potevano – ha raccontato – essere trasportati autonomamente: attraverso le scale antincendio, nelle due estremità, li abbiamo trasferiti con dei teli e affidati alle ambulanze che facevano la spola». Mentre i carabinieri «sono intervenuti – sottolinea Davide Giaculli, comandante del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Tivoli – nei primissimi minuti dell’incendio e si sono subito lanciati nel salvataggio delle persone più deboli e con difficoltà deambulatorie, anche trasportando direttamente le persone sul materasso, cercando di mettere in salvo più persone possibile, forzando porte bloccate, respirando fumi tossici. Successivamente sono state coordinate le operazioni di recupero e trasporto delle sacche di sangue, circa 300, con ditta e mezzi specializzati al San Filippo Neri», ha concluso. Intanto, le famiglie delle vittime «vogliono fare chiarezza» sulla vicenda: «Ci hanno detto che nostra madre è morta nel momento in cui è scoppiato l’incendio, ma non per il fumo. Lei aveva 84 anni e aveva un problema ai polmoni, era stata nuovamente ricoverata tre giorni fa al terzo piano e ora la sua salma si trova nella cappella dell’ospedale perché non è stato possibile portarla nella camera mortuaria»», ha detto la figlia di una delle tre vittime.

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