L’incendio all’ospedale di Tivoli e l’ipotesi blackout: «Una squadra antincendio privata in servizio la notte del rogo»

I familiari delle vittime: un corto circuito ha bloccato le apparecchiature. Il direttore dell’Asl: «Le squadre c’erano»

I pazienti dell’ospedale di Tivoli sono morti a causa del black-out. Non solo il fumo, ma il corto circuito provocato dall’incendio avrebbe mandato in tilt alcune apparecchiature necessarie per la sopravvivenza. L’accusa viene dai familiari, ma è diventata anche una delle ipotesi al vaglio della procura per l’indagine per omicidio e incendio colposi. Che per ora esclude l’ipotesi del dolo. L’incendio divampato nella notte di venerdì 8 dicembre ha ucciso 3 pazienti. Le fiamme sono partite da un cumulo di rifiuti raccolti in un cortile del vecchio ospedale. Una delle telecamere di sorveglianza ha documentato che il rogo è iniziato alle 22,43. Ma a quell’ora non è partito nessun allarme. Solo dopo l’invasione dei piani è partito il sistema antincendio. Il primo intervento della questura risale alle 23.


L’impianto antincendio

L’impianto antincendio del San Giovanni Evangelista, spiega oggi La Stampa, risale al 2016. Non risulta l’adeguamento alle nuove norme. E non sono mai state eseguite le prove di evacuazione per le emergenze. Bisognerà anche chiarire perché non si sono attivati i sistemi alternativi che avrebbero dovuto impedire al blackout di fare danni. Già nelle prossime ore potrebbero arrivare le prime iscrizioni nel registro degli indagati. Rischiano i vertici della struttura e della Asl Roma 5. Le autopsie serviranno a chiarire se a provocare i decessi siano state le esalazioni dell’incendio oppure il blackout. Una delle persone decedute era in effetti intubata. Intanto proprio il direttore generale della Asl Giorgio Santonocito dice al quotidiano che la squadra antincendio di una ditta privata era in servizio la notte del rogo.


L’antincendio privato

«Le squadre c’erano. Ora ovviamente la procura sta valutando se l’operato dell’azienda, delle squadre antincendio, e delle ditte che orbitano all’interno dell’azienda sanitaria per tutti i profili connessi, siano stati corretti o meno. Ma ovviamente non può esserci una mia valutazione sul punto», spiega Santonocito a Francesco Grignetti. Ma poi non risponde alla domanda su cosa possa essere successo: «Non è il caso che io risponda sui quesiti che sono al centro di una indagine penale. Non sarebbe rispettoso né corretto verso il magistrato. È successo qualcosa che non doveva succedere. Ma è successo. Ora chi di dovere approfondirà le responsabilità».

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