Meloni porta in Aula un fax di Di Maio e attacca i 5 stelle: «Mes approvato con il favore delle tenebre». Ma in realtà il Parlamento aveva già votato una risoluzione – Il video

La presidente del Consiglio: «Avete firmato l’intesa senza dirlo agli italiani». Ma la discussione e il voto sulla ratifica erano avvenuti in diretta tv

«Vi ho portato un bel fax». Giorgia Meloni sventola un foglio all’indirizzo dei banchi dell’opposizione. In Senato, la mattina del 13 dicembre, la presidente del Consiglio fa le classiche comunicazioni prima di partecipare al Consiglio europeo. Quel documento riporta come destinatario il nome dell’ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante dell’Italia presso l’Unione europea. A spedirlo era Luigi Di Maio, all’epoca ministro degli Esteri. Nel breve testo, viene autorizzata la sigla dell’accordo di modifica del tratto del Mes. «Questo foglio l’ha firmato Di Maio un giorno dopo le dimissioni del governo Conte», tuona Meloni. Il governo Conte II si è dimesso il 26 gennaio 2021. In Aula, la leader di Fratelli d’Italia sta provando a difendersi dall’accusa di continuare a rimandare la discussione sulla ratifica delle modifiche del Mes. E ripete: «Questa firma è stata fatta quando il governo Conte era dimissionato, in carica solamente per gli affari correnti. Una firma messa contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia e con il favore delle tenebre. Capisco la vostra difficoltà, capisco il vostro imbarazzo, ma dalla storia non si esce, perché la propaganda si può fare, ma poi rimangono i fogli a dimostrare la serietà di chi parla. E questo foglio dimostra la scarsissima serietà di un governo che alla chetichella e in silenzio, prima di fare gli scatoloni, lasciava questo pacco al governo successivo».


Una ricostruzione che, però, non ha riscontri con quanto avvenuto in quelle fasi convulse della politica italiana. Siamo al dicembre 2020, le tensioni tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte si erano fatte quotidiane. Le ministre di Italia Viva avevano già ventilato la possibilità di dimettersi, facendo terminare anzitempo l’esperienza dell’avvocato del popolo a Palazzo Chigi. Ma Conte doveva difendersi anche dalle fratture interne al suo partito. Una di queste era proprio causata dall’intenzione di firmare l’accordo di modifica del trattato istitutivo del Mes. Il 2 dicembre, diversi parlamentari grillini avevano pubblicato una lettera per dissociarsi dalla ratifica dell’intesa. Si celebrarono diverse riunioni fiume tra il 5 e il 7 dicembre, finché la maggioranza non trovò la formula per una risoluzione condivisa sul Mes. Il dicembre, Conte si presentò alle Camere per le comunicazioni che anticipavano il Consiglio europeo del 10 e dell’11 dicembre. Al termine del suo intervento, le dichiarazioni di voto sulle risoluzioni. E una di queste riguardava appunto il Mes. La discussione e il voto sulla ratifica erano avvenuti in diretta tv, quindi non «senza dirlo agli italiani». E addirittura, con diversi interventi a titolo personale, una decina di deputati e senatori grillini votarono in dissenso dal gruppo. Alcuni di loro, tra cui Mattia Crucioli, saranno quindi espulsi. Ma Di Maio potè inviare quel fax forte di una risoluzione approvata dalla maggioranza.


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