La ragazza che ha denunciato Rudy Guede: «Mi scriveva e mi chiamava. Su Perugia mi ha detto cose poco chiare»

La 23enne e la storia durata due anni: è venuto sotto casa mia, i miei amici mi sconsigliavano la denuncia

La ragazza che ha denunciato Rudy Guede dice che è un «manipolatore narcisista». La gip di Viterbo Savina Poli ha confermato per l’ivoriano la misura del divieto di avvicinamento a 500 metri e il braccialetto elettronico. Anche se lui ha negato tutte le accuse. La 23enne ha ricevuto la solidarietà di Amanda Knox. E oggi in un’intervista al Corriere della Sera parla della storia durata due anni: «Lui era già in semilibertà e io frequentavo la biblioteca dove lavorava. Lo vedevo solo lì, non lo conoscevo come il “Rudy del caso Meredith”, non sapevo che la sera rientrasse in carcere. Nel 2008 avevo 8 anni…». Quando hanno preso a frequentarsi, degli amici le hanno spiegato tutto: «Ma io ero già innamorata di lui e non volevo crederci fino in fondo».


Le scuse

Nel colloquio con Fulvio Fiano la ragazza dice che vedeva Guede come «una persona buona, che aveva cancellato il suo passato». E che poi lui le ha raccontato «in modo generico i fatti e io non ho approfondito». Però così è riuscita a spiegarsi alcuni suoi comportamenti, come il rientro presto a casa. «Io non so se aveva calcolato tutto dall’inizio o se davvero è fatto così. Il vero cambiamento lo ha avuto quando ha finito di scontare la sua pena. Certi atteggiamenti con me.. Eravamo assieme da poche settimane». Ci sono stati spintoni, dice, ma non percosse: «Ha cominciato con piccoli gesti per i quali poi chiedeva scusa e che io gli perdonavo. Ripensandoci ora, lui sapeva di sbagliare ma sapeva anche che sarebbe stato perdonato. Non so più se quelle scuse fossero sincere».


Irreprensibile al lavoro

La 23enne racconta che al lavoro Guede era irreprensibile: «Con me invece era sempre più violento. Gli ho consigliato di andare da uno psicologo, mi sono offerta di andarci insieme. Non ha mai nemmeno considerato la possibilità». Anche se ha negato tutto, dice, ci sono le foto e le chat. Poi è arrivata la denuncia: «Ci eravamo già lasciati da qualche mese, ero tornata a vivere da sola a Grosseto e ho capito che non si sarebbe fermato. Mi scriveva, mi chiamava, tre volte è venuto senza dirmelo, ha le chiavi di casa a Viterbo… Una avvocatessa mi sconsigliò di denunciarlo: “Non ti crederanno, ti faranno a pezzi anche i giornali, non hai prove sufficienti”. Anche le amiche mi dicevano di aspettare ma io non avevo più una vita e non mi sarei perdonata se avesse fatto ad altri le cose cattive che ha fatto a me. Sono tornata da mia mamma, che è sconvolta: neanche lei aveva capito. Ora esco il meno possibile e sto attenta».

Il braccialetto che manca

Adesso, dice, ha il braccialetto: «Ma io non ho il corrispettivo che segnala quando si avvicina a me. Mi hanno detto che ci sarebbero voluti due giorni, è passata una settimana». Infine, sostiene che sul delitto di Perugia Guede «mi ha detto delle cose poco chiare che non ho poi trovato negli atti ma la mia è una storia diversa e on ha nulla a che fare con Meredith. Rudy ha della rabbia, della frustrazione, della cattiveria che non ti aspetti da chi è uscito da 13 anni di carcere come detenuto modello. Possibile che non sia obbligatorio un percorso psicologico?».

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