Guerra in tribunale fra Giorgia Meloni e l’ex deputata M5s. E il relatore del partito di Bonelli offre un aiutino alla premier

Rischia di non vedersi riconosciuta l’immunità parlamentare la deputata grillina che la premier ha denunciato per diffamazione

Sarà con ogni probabilità il tribunale di Teramo a dirimere la guerra legale fra Giorgia Meloni e l’ex deputata del Movimento 5 stelle, Valentina Corneli, che è stata citata in giudizio dall’attuale premier per un post pubblicato sul suo profilo Facebook il 22 luglio 2019, ritenuto diffamatorio dalla leader di Fratelli di Italia. La Corneli ha infatti trasmesso gli atti alla giunta per le autorizzazioni della Camera, ritenendo di potersi avvalere dell’immunità parlamentare sulle opinioni espresse. Ma non tira una bell’aria per lei lì dentro, e il relatore ha già proposto alla giunta il 20 dicembre scorso di negarle l’immunità.


Il post che ha fatto infuriare Giorgia

La Corneli che all’epoca non era in primissima fila delle truppe grilline, ma molto cercata dai fotografi di palazzo perché assai fotogenica, se la prese con la Meloni perché aveva criticato il reddito di cittadinanza di Giuseppe Conte. E polemizzò in modo effettivamente assai acceso, fin dall’esordio: «Torna all’attacco il pozzo di scienza della politica italiana. Signora Meloni, ragioniamo insieme perché sono certa che anche lei ce la può fare». Ma l’affondo finale è quello che ha causato la querela: «Forse lei li vuole in strada a delinquere così da fare la sua squallida propaganda e magari costruire nuovi campi rom da milioni di euro. Le piacerebbe rimettere le mani sulla Mafia Capitale, eh? Ahinoi, questa è la destra e non cambierà».


Nella querela presentata la Meloni definisce il post «una aggressione alla capacità intellettuale della sottoscritta, le cui capacità intellettive non le consentirebbero di affermare concetti semplici, se non guidata e illuminata da terzi». Ma è stato soprattutto l’accostamento a Mafia Capitale a fare infuriare la Meloni, perché secondo lei «non è consentito, pur nella veemenza della dialettica politica, ledere l’onore, il decoro e la reputazione altrui al punto di accostare, con volgarità gratuita e inaudita, un personaggio politico a una gravissima vicenda di natura penale, nonostante l’assoluta estraneità dello stesso anche alle sole indagini».

La deputata del M5s Valentina Corneli

Tocca dirimere la contesa a un ex M5s, ora con Bonelli

Vedendo che probabilmente le cose non si stavano mettendo benissimo, la Corneli ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Teramo di sospendere il procedimento per inviare gli atti alla Camera di appartenenza e verificare se era ravvisabile l’immunità parlamentare per opinioni espresse nell’esercizio delle sue funzioni da deputata. Una strada comunque rischiosa, visto che la Meloni nel frattempo è diventata premier e difficilmente la sua maggioranza le avrebbe dato torto in giunta e poi nell’aula parlamentare. Ma si è acceso un lumicino di speranza, perché l’incarico di relatore sul suo caso sarebbe toccato a un esponente dell’opposizione, eletto con i Verdi di Angelo Bonelli.

Bene ma non benissimo, perché è toccato a Devis Dori, che ai Verdi è arrivato da transfugo di quel Movimento 5 stelle cui la Corneli è restata fedele. Dori nella sua relazione prima ha definito il post FB della ex collega «asseritamente diffamatorio». E poi si schiera apertamente con le ragioni della Meloni, proponendo di non concedere l’immunità. Primo perché «mi sembra che le affermazioni dell’onorevole Corneli siano difficilmente riconducibili al concetto di critica e denuncia politica». Poi perché “le accuse rivolte dall’on. Corneli nei confronti dell’on. Meloni appaiono oggettivamente prive di precisi riscontri” a proposito di Mafia Capitale. L’ultima parola spetta all’aula, ma il caso sembra chiuso.

Il deputato dei Verdi Devis Dori

Dori ha chiesto alla Corneli di provare a sondare la Meloni su una possibile remissione della querela, ma non ha ottenuto risposta. Ora con il relatore dell’opposizione contro è praticamente scontato che il voto di giunta e quello di aula saranno contrari all’ex deputata M5s. Eppure qualcosa che unisce la querelata e la querelante c’è. Dopo la sua avventura politica, infatti, la Corneli è tornata a fare la sua professione di avvocato. Ed oggi figura nello studio professionale di Vincenzo Sanasi D’Arpe, che il governo Meloni ha confermato nell’incarico di amministratore delegato della Consap, la concessionaria dei servizi assicurativi totalmente pubblica. Secondo le cronache dell’epoca la nomina è stata facilitata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, leccese come Sanasi D’Arpe che fu pure suo compagno di scuola. Forse è lì che la contesa legale potrebbe trovare una composizione meno accesa.

Vincenzo Sanasi D’Arpe

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