Caccia, la proposta di FdI: fucili ai 16enni, allungamento dell’orario e meno restrizioni. Tutte le novità

Molti i cambiamenti in vista, dall’abbassamento dell’età dei cacciatori alla riduzione delle aree proibite, passando per l’abolizione delle giornate di silenzio

Per i cacciatori, è una buona notizia. Secondo quanto riporta la Repubblica, il ministro Francesco Lollobrigida avrebbe in programma cambiamenti sulla “157/92”, la legge che disciplina il tema della caccia. Modifiche che consentirebbero di cacciare dall’alba al tramonto, ma anche un’ora dopo la scomparsa della luce, per non lasciarsi scappare le specie che emergono solo col favore delle tenebre. Modifiche racchiuse in un testo che sarebbe stato depositato in Senato lo scorso 5 dicembre, in IX commissione, scritto dall’eurodeputato FdI Sergio Berlato. La discussione potrebbe iniziare già a gennaio.


Le novità

Molte le novità che la riforma sulla caccia ipotizza. A cominciare dall’abbassamento dell’età di chi può impugnare il fucile nei boschi: non solo maggiorenni, ma anche ragazzini dai 16 anni in su, «previo consenso del proprio tutore». A seguire, si lavora per restringere il perimetro delle aree in cui l’attività venatoria è proibita: non potrà superare il 30 per cento del Paese, il 20 per cento nella zona alpina. Nei 17 articoli del testo, inoltre, si suggerisce di aprire nella prima decade di settembre e chiudere nella terza decade di febbraio, senza tutti quei vincoli basati sulle preaperture regionali. Abolite inoltre le giornate di silenzio (martedì e giovedì): ogni doppiettista potrà scegliere tre giorni a settimana per le sue battute. Liberalizzazione assoluta anche per l’addestramento dei cani, da non conteggiare più come «momento di caccia».


Meno divieti

Non finisce qui. Saranno autorizzati a sparare tutto l’anno i titolari e dipendenti di attività turistiche, agricole e anche venatorie. Basterà, scrive Repubblica, essere proprietari di un agriturismo. Chi punta alla selvaggina migratoria potrà (dietro possesso di licenza) muoversi in tutta la regione di appartenenza e, quindi, avrà un mese per proseguire sul territorio nazionale. Se oggi è possibile cacciare solo sull’arco alpino, il permesso verrà esteso ai campi nevosi. E alle zone di piena dei fiumi, nonostante l’esplicito divieto dell’Unione europea. Cadrà anche il limite riguardo le esche: oggi, possono essere utilizzate come richiamo soltanto sette specie espressamente indicate delle leggi in vigore. La proposta del testo è invece quella di consentire l’usa di ogni specie cacciabile catturata. Alcuni reati di caccia, considerati «minori», saranno poi derubricati a sanzioni amministrative.

Una normativa restrittiva

Al fine di portare a termine i sopracitati cambiamenti, verrà depotenziato l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Che verrà sottratto al ministero dell’Ambiente e incardinato sotto la presidenza del Consiglio dei ministri. Le regioni potranno dotarsi degli Istituti per la fauna selvatica (Irfs). Il senatore Amidei (FdI), che ha depositato il testo, ha commentato: «La normativa italiana è, in assoluto, la più restrittiva d’Europa, sia per i tempi di esercizio venatorio consentiti che per il numero delle specie cacciabili che per le modalità con le quali questa attività viene consentita. Gestione non significa imbalsamazione, come tutela non significa intoccabilità». Al fine di cambiare la legge 157 l’Associazione per la cultura rurale ha già raccolto 504.200 firme.

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