Istituti tecnici, Valditara sposta la scadenza per avviare la sperimentazione. I sindacati: «Pressioni e pratiche illegittime»

Dai collegi docenti illegittimi alle criticità nelle iscrizioni: Graziamaria Pistorino di Flc Cgil spiega a Open cosa sta succedendo dopo la proroga del Mim sull’attuazione della riforma degli Istituti tecnici e professionali

Non ha intenzione di andare per le lunghe il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sull’attuazione della sua riforma degli Istituti tecnici e professionali. Nonostante non sia ancora legge, infatti, nelle scorse settimane è stato pubblicato il decreto ministeriale che permette di avviare la sperimentazione di questo progetto già in alcune scuole, a partire dal nuovo anno scolastico 2024-2025. A questo si aggiunge la circolare diramata ieri dal Mim che proroga al 12 gennaio la scadenza per le scuole – originariamente fissata al 30 dicembre – di poter candidarsi alla sperimentazione. Una scelta che – stando a quanto si legge nel testo – è stata presa a seguito delle «numerose richieste pervenute da parte dei Dirigenti scolastici di istruzione tecnica e professionale interessate ad aderire». Una visione che pone, però, i sindacati sul piede di guerra. Dalla Flc Cgil rilevano forzature e pressioni dal Ministero e dagli Uffici scolastici regionali, che ricadono sulle scuole e i relativi dirigenti, attualmente in difficoltà a gestire in modo tempestivo ed efficace tutti i compiti richiesti per aderire alla sperimentazione.


Al via la sperimentazione, ma i tempi non bastano

«Per aderire e avviare una sperimentazione come quella prevista dal ministero ci vuole tempo. Le scuole devono realizzare una programmazione molto articolata affinché l’intero impianto scolastico ed educativo venga rimodulato da 5 a 4 anni», premette a Open Graziamaria Pistorino di Flc Cgil, il sindacato che opera nel settore dell’istruzione. Tempi necessariamente lunghi, secondo la sindacalista, che una proroga così breve non è adeguata a mitigare le difficoltà che stanno affrontando i presidi. «Una volta che l’istituto ha prodotto il progetto, deve essere approvato sia in collegio docenti che in consiglio di istituto, per poi essere inoltrato al ministero che ne deve valutarne la validità. Fatto questo, le scuole possono inserire il nuovo indirizzo nell’offerta formativa e i genitori possono iscriverci i figli», spiega Pistorino puntualizzando, però, che in ciascuno di questi passaggi si celano una serie di problematiche.


«Così sono stati convocati collegi docenti in modo illegittimo»

A partire dai collegi docenti, nonché primo step a cui devono attenersi i dirigenti. In questi giorni di festività natalizie alcune scuole hanno convocato collegi docenti straordinari per poter inseguire le accelerazioni del ministero alla sperimentazione della riforma. Secondo la Flc Cgil sono stati ridotti all’osso, se non in alcuni casi totalmente annullati, sia la possibilità di comunicazione tra docenti e famiglie che, nella fase della decisione delle scuole, il dibattito tra gli stessi insegnanti. Non solo. In alcuni casi, si sono tenuti collegi docenti online. «Una modalità illegittima», incalza Pistorino. «Non si possono più fare online, salvo in casi eccezionali dove vi sono problemi di sicurezza nell’istituto e viene quindi approvato un regolamento in via del tutto straordinario che permette di svolgerli online», spiega la sindacalista per poi rivelare che in alcuni casi sono stati svolti da remoto anche senza alcun regolamento.

«C’è confusione nelle scuole»

Infine, sottolineano dalla Cgil, l’adesione alla sperimentazione dei nuovi istituti tecnici e professionali «crea caos e forti criticità alla gestione delle iscrizioni e dei rapporti con le famiglie. Basta pensare che il nuovo indirizzo non è stato inserito nei percorsi di orientamento per gli studenti svolti nei mesi scorsi». Per questo, ritengono che «queste accelerazioni, scorciatoie e forzature finalizzate all’introduzione frettolosa di percorsi sminuiti in quantità e qualità stanno generando una grande confusione nelle scuole. Senza contare che questa riforma, che a breve entrerà in via sperimentale nelle classi, è stata stroncata dal Consiglio superiore della pubblica istruzione e non trova tutte le scuole d’accordo».

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