Il lato oscuro delle cucine stellate. Anche gli chef italiani rivelano nonnismo e violenze: «Un ragazzo ustionato perché gli spinaci erano tiepidi»

Dopo lo scandalo del francese Largeau spuntano testimonianze anche dal nostro Paese

Dopo lo scandalo che ha travolto lo chef stellato francese Aurélien Largeau, indagato per violenza sessuale e accusato di «umiliante nonnismo», spuntano a cascata nuove testimonianze che riguardano anche il nostro Paese. Tra questi il noto chef Dario Tornatore del ristorante ContAnima nell’hotel Laurin di Bolzano che rivela a la Repubblica di come 15 anni fa, in un ristorante premiato con due stelle Michelin a Londra, ha assistito a una scena scioccante: un aiuto cuoco è stato punito bruciandogli il braccio con una paletta rovente per aver servito degli spinaci tiepidi invece che roventi, con l’avvertimento di volerli «bollenti come questa paletta». E – aggiunge – «in quel momento nessuno fiatò». In certi ambienti della ristorazione, il confine tra il lavoro duro e il maltrattamento al limite del nonnismo è sottile.


«Secchiate di acqua gelata»

Simon Rogan, chef pluripremiato, ricorda di essere stato costretto come rito di iniziazione a pulire una cassetta di ostriche con carta vetrata e poi a spremere tutti i limoni con le mani ferite. Anche Andrea Alfieri, chef del ristorante Magna Pars a Milano e presidente dell’associazione Chic Charming Italian Chef, conferma che in passato il “nonnismo” nelle cucine era comune, soprattutto nelle grandi brigate. Ha iniziato a lavorare a 15 anni e ora che ne ha 50 ricorda di essere stato soggetto a episodi come secchiate di acqua gelata e scottature con utensili roventi. Tuttavia, ci tiene a sottolineare che questa pratica violenta è diminuita negli anni, specialmente in Italia, dove le brigate sono più piccole e i giovani oggi hanno più strumenti per poter reagire agli abusi.


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