Lo chef stellato Marco Sacco rischia 8 mesi di carcere per il risotto con vongole avariate: la maxi intossicazione a un matrimonio

Arriverà a febbraio la sentenza per lo chef con tre Stelle Michelin, accusato con la sua direttrice di sala di aver intossicato gli invitati a un banchetto di nozze

Rischia otto mesi di carcere per aver servito vongole avariate lo chef Marco Sacco e la direttrice di sala del ristorante Piccolo Lago di Verbania, Raffaella Marchetti. È quanto ha chiesto il pm Fabrizio Argentieri per i due accusati di lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive dopo l’intossicazione alimentare di circa 75 persone. Le vittime stavano partecipando a un banchetto nuziale nel locale dello chef premiato con tre Stelle Michelin. Era luglio 2021 quando gli ospiti del ristorante sul lago di Mergozzo, in provincia di Verbania-Cusio-Ossola, avevano potuto gustare il risotto con vongole e borragine.


Le intossicazioni

Ma nei giorni successivi a quel pasto, diverse persone avevano accusato sintomi come nausea, vomito, dissenteria e crampi addominali. Parecchi di loro si sono rivolti al pronto soccorso. Ne è seguita un’nidagne dei carabinieri del Nas di Torino. I militari hanno scoperto che le vongole, servite crude nel risotto, era contaminato da norovirus.


I risarcimenti

Sono oltre 50 le parti civili che si sono costituite nel processi, che si celebra con rito abbreviato. Tra loro gli sposi e diversi loro invitati, che hanno chiesto risarcimenti per un totale di 100mila euro. La decisione della giudice Beatrice Alesci è attesa per il 23 febbraio.

La difesa

In ogni sua dichiarazione, lo chef Sacco ha sempre provato a spiegare di non avere alcuna responsabilità su quella vicenda. All’inizio del 2022 a Repubblica aveva spiegato: «Noi abbiamo comprato vongole che si possono mangiare crude, come l’etichetta del produttore dimostra e come risulta dalla scheda tecnica del prodotto. Sono vongole che utilizzo dal 2015. Da quando ho questo fornitore, avrò servito tremila piatti come quello». Ed è proprio questa la linea dell’avvocato Marco Ferrero, che assiste lo chef stellato e la direttrice di sala: il prodotto sarebbe arrivato già contaminato, all’insaputa del ristoratore. Secondo invece gli avvocati che assistono le parti offese, lo chef e i suoi dipendenti di fatto hanno trattato il prodotto, dopo averlo scongelato. E per questo secondo loro sarebbero responsabili per la maxi intossicazione.

Leggi anche: