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Sparo di Capodanno, Pozzolo contro Delmastro: «In FdI si cerca di uccidere me per salvare altri»

emanuele pozzolo andrea delmastro capodanno sparo pistola rosazza
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Il deputato di FdI sospeso: sui 300 metri di distanza c'è stata un'esagerazione che non fa bene alla verità

Il deputato sospeso di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo ha qualcosa da dire al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. E al suo partito. Lo fa attraverso un’intervista al Foglio, nella quale fa un’eccezione alla linea che si era dato, ovvero di parlare solo con i magistrati perché «esclusivamente in quella sede uscirà la verità». La verità sul colpo di pistola partito a Capodanno nell’ex asilo di Rosazza in provincia di Biella. Che ha ferito l’operaio Luca Campana, e del quale pare disposto ad assumersi solo in parte le responsabilità. Anche perché dalle testimonianze è risultato che nessuno lo ha visto premere il grilletto. E ci sono almeno una ventina di secondi di “buco” tra il momento in cui a Pozzolo cade di tasca la North American arms LR22 e quello del colpo che ha colpito alla gamba Campana.

Le cose strane in Fratelli d’Italia

Ma l’obiettivo di Pozzolo pare proprio essere il suo partito: «Dentro Fratelli d’Italia stanno accadendo cose strane, si cerca di uccidere me per salvare altri», dice sibillino nel colloquio con Simone Canettieri. Altri chi? L’obiettivo sembra proprio il suo ex mentore Delmastro. Anche se lui fa sapere anche che prima di Capodanno si stava occupando del Piano Mattei e che aveva aperto un’interlocuzione proprio con la premier Meloni. «Sì, sarei dovuto intervenire in Aula, prima mi sentivo spesso con Giorgia», aggiunge. Sul colpo, continua a dire di non aver sparato: «Capisco il clamore mediatico per il ruolo che ricopro. Però è un fatto di cronaca che devo affrontare con i magistrati. Sono passato sui media come un parlamentare della Repubblica fattone che si è presentato in una sala piena di gente e ha tirato fuori la pistola e ha sparato due colpi, tipo Terence Hill, colpendo un tizio».

Sostiene Pozzolo

Eppure, secondo Pozzolo, «c’è una verità fattuale e giuridica che mi accomuna a qualsiasi cittadino». Perché non si sente «una vittima e non faccio la vittima. Ma è tutto spropositato». Il punto che Pozzolo solleva è la posizione di Delmastro al momento dello sparo. Il sottosegretario ha ripetuto in testimonianze ed interviste che lui si trovava a 300 metri dalla sala, da solo, e stava caricando l’automobile con gli avanzi del Veglione. Una situazione curiosa, visto che il sottosegretario aveva la scorta e il compito degli uomini di scorta è quello di non lasciare mai solo lo scortato. Anche a Capodanno e soprattutto quando si dirige verso una zona in cui può essere in qualche modo minacciato. Pozzolo è sibillino: «Andrea è come mio fratello Michele, almeno fino alla notte di Capodanno poi è scomparso, non ci siamo più sentiti. Non eravamo amici, ma fratelli. Però ora sembra che si voglia tutelare più una terza persona, e buttare giù dalla torre me».

Il caposcorta di Delmastro

Nel discorso compare anche Pablito Morello, agente della polizia penitenziaria e caposcorta del sottosegretario. Succede quando il Foglio ricorda al deputato la frase del coordinatore di FdI Giovanni Donzelli, il quale ha detto che l’identità di chi ha sparato non cambia la posizione di Pozzolo. Questo apre alla possibilità che abbia sparato Morello? «A naso direi di sì. La nota di Donzelli mi farà riflettere tutta la notte». La tesi del caposcorta, come si è detto, è difficile da sostenere perché Morello è esperto di armi e perché è stato lui a mettere in sicurezza la pistola dopo il colpo. Poi si torna sulla posizione di Delmastro: «Trecento metri in quel contesto sono tanti… Questa è una valle alpina piccola, molto stretta: trecento metri qui non sono come i trecento metri di Roma. È facile capire che c’è stata un’esagerazione. Ma non capisco perché esagerare troppo: non so se porta bene nella ricerca della verità», dice sibillino Pozzolo.

Andrea non c’era

Poi precisa meglio: «Andrea davanti a me non c’era, bisogna essere onesti. Che poi lui abbia esagerato dicendo che era a Canicattì è un’altra questione, di cui fatico a comprendere l’utilità. Non capisco perché, lui non era sicuramente un protagonista effettivo». E quando si parla di Matteo Renzi, che nel question time in Senato con Carlo Nordio ha criticato proprio la posizione della scorta lontano dallo scortato, Pozzolo afferma che il leader di Iv non ha tutti i torti.

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