La laurea honoris causa all’85enne car-designer della Lamborghini: «Mi volevano pianista, ho fatto suonare le note dei motori»

A Marcello Gandini il Politecnico di Torino ha conferito il titolo in Ingegneria Meccanica

Il Politecnico di Torino ha conferito la laurea honoris causa in Ingegneria meccanica a Marcello Gandini, 85 anni, il car-designer che ha disegnato modelli di Lamborghini come Miura, Countach e Diablo; la Fiat X19, l’Alfa Romeo Montreal, le Maserati Biturbo e Chubasco. «Mio padre era un direttore d’orchestra e voleva farmi diventare un pianista, ma io odiavo tutti quei tasti dello Steinway. Solo quando è salito a bordo della Lamborghini Miura ha capito che io sapevo far suonare altre note, quelle dei motori», racconta, citato dal Corriere della Sera. Prima gli studi letterari, classici, poi le lezioni di pianoforte e, infine, – sottolinea Gandini nella lectio che ha tenuto all’università – «mi sono ribellato per seguire la mia strada». 


«Ricavate dalle imposizioni un forte senso di ribellione»

Con i primi soldi, che gli erano stati donati per acquistare il libro di traduzioni latine, l’85enne acquistò all’epoca il testo «Motori Endotermici» di Dante Giacosa. «Lo divorai e lo imparai a memoria. Il primo messaggio che voglio trarre da queste considerazioni e comunicare ai giovani futuri ingegneri e designer presenti è: ricavate dalle limitazioni e dalle imposizioni un forte, caparbio e costruttivo senso di ribellione». Gandini si è occupato di design fin dalla giovane età, iniziando nell’ambito dell’arredamento di interni e proseguendo poi con la progettazione delle automobili, all’inizio presso Bertone, arrivando a esserne direttore dello Stile e lavorando a modelli entrati nella storia come Lamborghini Miura, Ferrari Dino, Lancia Stratos e tanti altri.


Il futuro

Nonostante l’età pensionabile, Gandini non ha mai smesso di lavorare. Di recente il suo impegno si è concentrato sulla ricerca e sull’innovazione, ottenendo una serie di brevetti e invenzioni. «Cerco di tenermi impegnato. Il mio prossimo progetto è in Qatar, sto lavorando a una piattaforma di formazione per il museo dell’auto di Doha. E poi ho altre idee che voglio sviluppare», racconta. Agli studenti del Politecnico di Torino ha poi rivolto un invito: «Utilizzate la tecnologia per quello che è, cioè un mezzo per mettere in pratica delle idee. Ma non smettete di scrivere, disegnare, fare calcoli, creare schizzi su carta. La matita è un mezzo straordinario di connessione tra il cervello – le idee – e la realtà, e iniziare un progetto partendo da un foglio di carta e da una matita significa che c’è un’idea. Se non c’è un’idea originale, nessun prodigio tecnologico la può creare al vostro posto», conclude.

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