Bankitalia chiude le mense e offre ai dipendenti i buoni pasto. Sindacati sul piede di guerra: «Ci mettono a digiuno forzato»

I rappresentanti dei lavoratori lamentano le disparità che potrebbero nascere dal nuovo meccanismo. Ecco perché

Banca d’Italia si appresta a chiudere molti dei servizi mensa ad uso dei suoi dipendenti nelle sedi decentrate. Non, almeno in via ufficiale, per via di “incidenti alimentari”, come quelli emersi nei mesi scorsi: prima uno scarafaggio tra gli spinaci nella sede di via Nazionale, poi un coleottero tra le offerte della mensa Pellegrini (a cui si erano aggiunti i disservizi alla mensa del centro sportivo, di cui usufruiscono i partecipanti del centro ricreativo estivo con figli). La decisione a quanto sembra è di tipo squisitamente economico: risparmiare su servizi che non hanno un bacino d’utenza di sufficiente rilievo. Al posto dei pasti interni, garantisce Palazzo Koch, i dipendenti delle sedi periferiche potranno comunque contare sui buoni pasto per mangiare fuori. Ma i sindacati interni non sono affatto contenti della novità. «Appena un mese fa – spiegano in un comunicato -, la Delegazione Aziendale ha riferito, con l’indifferenza che si presta alle quisquilie, che ha in progetto di chiudere la quasi totalità delle mense nella rete periferica con la scusa (opinabile) che la spesa di mantenimento per le stesse non è sostenuta da una frequentazione da parte dei colleghi tale da giustificarne l’esistenza». I buoni pasto? Per i sindacati, l’annuncio certifica il passaggio dalla padella alla brace: oltre al fatto che «i commercianti che accettano i buoni pasto, al di fuori delle grandi città, siano decisamente pochi», si pone un tema di disparità. I ticket restaurant della Banca, infatti, continuano ad essere spendibili solo nella regione nella quale vengono emessi. Ovvero la sede di lavoro. Costringendo i pendolari a raggiungere il posto per poterli spendere. «Molti di noi stanno scegliendo di mettersi a dieta in questi tempi – conclude il comunicato della Federazione Autonoma Lavoratori Banca d’Italia -. Ma sarebbe triste essere messi a digiuno da contratto».


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