Israele, ex capi del Mossad e dell’esercito contro Netanyahu: «È una minaccia per il Paese, va sostituito»

Una lettera di decine di scienziati, alti dirigenti di imprese e apparati chiede al presidente del Paese di prendere in mano la situazione: «Bibi non è più in grado»

«Benjamin Netanyahu deve lasciare la guida di Israele». Il pressante appello non arriva da piazze europee filopalestinesi, né da quelle di Tel Aviv dove si ritrovano da settimane cittadini comuni e famigliari degli ostaggi del 7 ottobre, ma da alcune decine di alti dirigenti dello stesso Stato ebraico. Una lettera per porre con urgenza il tema è stata inviata questa mattina al presidente di Israele Isaac Herzog e a quello della Knesset Amir Ohana da oltre 40 tra scienziati di chiara fama, business leaders ed ex funzionari della sicurezza nazionale, riporta la Cnn. Tra questi ultimi, anche quattro ex direttori dei servizi segreti interni ed esteri e due ex capi di Stato maggiore dell’esercito. Tra gli scienziati, figurano invece anche tre vincitori del Premio Nobel. La permanenza di Netanyahu alla guida del governo pone una minaccia «esistenziale» per Israele, sostengono i firmatari del documento. Che dopo aver ripercorso la formazione del governo più a destra della storia del Paese e i tentativi di stravolgere il sistema giudiziario con la riforma che ha spaccato per mesi il Paese, puntano il dito contro gli errori esiziali degli ultimi mesi. «Crediamo che Netanyahu porti la responsabilità primaria di aver creato le circostanze che hanno consentito il massacro brutale di oltre 1.200 tra israeliani e non, il ferimento di oltre 4.5000 e il rapimento di oltre 230, di cui 130 sono ancora nelle mani di Hamas: il sangue delle vittime è sulle mani di Netanyahu».


Tutti i suoi sbagli

«I leader di Iran, Hezbollah e Hamas hanno apertamente lodato quel processo di erosione e destabilizzazione di Israele, e hanno colto l’opportunità per colpire e danneggiare la sua sicurezza», scrivono gli alti dirigenti, che non si capacitano della ritrosia di Netanyahu dal 7 ottobre di ammettere le sue responsabilità, e chiedono a Herzog e Ohana di intervenire finché sono in tempo: «La nazione israeliana e la storia ebraica non vi perdoneranno se non sarete all’altezza della vostra più alta responsabilità nazionale». Le prossime elezioni in Israele sarebbero in programma solo nel 2026, ma crescono le richieste che la parola venga ridata ai cittadini il prima possibile. Anche per fare chiarezza sui reali scopi della guerra in corso e sulla costruzione del «dopo», a Gaza e con gli altri vicini della regione. Non è un mistero che gli stessi alleati americani premano fortemente in questa direzione. «Tutti capiscono che Netanyahu non è in grado di guidare Israele», ha detto senza mezzi termini alla Cnn Haim Tomer, un ex funzionario di lungo corso del Mossad. Tra gli altri firmatari dell’appello fuggano anche gli ex capi di Stato maggiore Moshe Ya’alon e Dan Halutz, gli ex capi del Mossad Tamir Pardo e Danny Yatom, e gli ex capi dello Shin Bet Nadav Argaman e Yaakov Peri. Pezzi pregiati di un apparato israeliano che chiede al più presto un cambio di segno alla guida del Paese.


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