Ilaria Salis verso il processo in Ungheria, l’avvocato dell’attivista italiana: «Trattata come una terrorista: rischia 11 anni di carcere»

L’accusa sostiene che la docente abbia aggredito in modo grave dei neonazisti, la difesa che Salis si trovasse semplicemente sulla loro strada senza interagire

Rischia 11 anni di carcere Ilaria Salis, l’insegnante 39enne già in prigione da 11 mesi a Budapest, con l’accusa di aver aggredito due neonazisti. La pena, che la donna potrebbe ricevere dovesse essere giudicata colpevole, proposta dalla procura nell’atto di rinvio a giudizio. A farlo sapere uno degli avvocati che difende Salis, Gyorgy Magyar, il cui studio è specializzato e particolarmente noto in Ungheria per il proprio impegno in difesa dei diritti umani. L’avvocato ha ribadito che Salis si trova incarcerata in condizioni estreme. Sotto «stretta sorveglianza» e nell’«impedimento per molto tempo dei contatti con la famiglia e le autorità italiane». La docente, in sostanza, è trattata come «un terrorista internazionale pericoloso». Sono state respinte anche le richieste di giugno da parte della difesa affinché Salis potesse scontare la propria pena ai domiciliari in Italia.


L’avvocato difensore

«La mia assistita si dichiarerà all’udienza preliminare non colpevole, così è sicuro che il processo continuerà con udienze di merito. All’udienza di lunedì, Ilaria dirà di non aver commesso gli atti gravi che le sono imputati e che comportano sanzioni così pesanti. È in dubbio lo stesso fatto che fosse presente alle aggressioni in questione, o che sia intervenuta incontrando i neonazisti. L’atto di rinvio della Procura è privo di fondamento e non ci sono prove nemmeno per il concorso in associazione per delinquere, presenteremo le nostre prove», ha aggiunto il legale. «Abbastanza bizzarro che, in Ungheria, i neonazisti passeggiano su e giù liberamente, mentre gli antifascisti sono trattati con estrema severità dalle autorità».


L’intervento di Tajani

Sulla questione, pochi giorni fa, era intervenuto anche il ministro degli esteri Antonio Tajani. Menzionando all’omologo magiaro Péter Futsal Szijjártó, «il problema della nostra connazionale in carcere in Ungheria, chiedendo che le venga riservato un trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona ed eventualmente, trovare soluzioni alternative alla detenzione in carcere come gli arresti domiciliari». Su Salis pende un accusa di lesioni non gravi. Il processo avrà inizio il 29 gennaio alla presenza dei legali Eugenio Loasco e Mauro Straini. Secondo quanto dichiarato dal padre Roberto Salis, la docente «è molto speranzosa che finalmente tutta questa attività di sensibilizzazione sul suo caso, che stiamo portando avanti, abbia qualche effetto».

Il viaggio in Ungheria del padre

L’uomo, che ora riesce a parlare con la figlia quasi ogni giorno, si recherà a Budapest per l’udienza di lunedì prossimo. a situazione è un po’ difficile. Le comunicazioni che facciamo sono operative. Parliamo delle cose che servono per farla uscire, ha spiegato, aggiungendo che quello che si può fare è firmare la petizione, ormai oltre le 48 mila firme. In quei giorni ci sono stati attacchi di nazifascisti contro antifascisti e persone che si trovavano sulla loro strada. Però sono stati liberati in due giorni. Gli antifascisti in Ungheria non sono graditi e vengono colpiti in modo impari, ha concluso amareggiato il padre.

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