Il vaccino contro il melanoma: «Con l’mRna insegniamo alle cellule a combattere i tumori»

Ieri un paziente italiano ha ricevuto il vaccino partecipando alla sperimentazione. L’esperto Gorini spiega come funziona

Alfredo De Renzis, medico di base in pensione di Carovilli in provincia di Isernia, ha ricevuto il vaccino contro il melanoma. De Renzis ha scoperto due anni fa di essere affetto dal tumore cutaneo. L’Airc spiega che deriva dalla trasformazione tumorale dei melanociti, che producono la melanina, ovvero un pigmento che protegge dagli effetti dannosi dei raggi solari. Colpisce intorno ai 45-50 anni e uno dei fattori di rischio è l’esposizione eccessiva alla luce ultravioletta. Il vaccino iniettato a De Renzis si trova nella fase 3 della sperimentazione sull’uomo. A somministrarlo il professor Paolo Ascierto, direttore di Melanoma e Terapie innovative del polo oncologico Pascale di Napoli. «L’obiettivo è di annientare il cancro, non di prevenirlo», spiega oggi a Repubblica.


La scoperta della malattia

De Renzis spiega la scoperta della malattia: «A marzo 2021 scoprii un neo sulla coscia destra. Consultai un amico chirurgo di Isernia che per sicurezza, nonostante non destasse sospetti, decise di asportarmela, e 20 giorni dopo arrivò il referto: melanoma invasivo, in sigla etichettato come un PT4. A questo punto, il collega mi mise in contatto con il chirurgo Alfonso Amore dell’équipe di Corrado Caracò: mi operò per un ulteriore ampliamento dell’escissione precedente e per prelevare 3 “linfonodi sentinella”, in prima istanza risultati negativi». Ad aprile scorso scopre un linfonodo ingrossato. Pec e Tac confermano la recidiva. «Ed è allora che, tornato al Pascale entro per la terza volta in sala operatoria per l’asportazione dei linfonodi inguinali, di cui uno risulta sede di metastasi. Così, mi propongono, oltre alla classica immunoterapia, di entrare nello studio sperimentale di vaccino a mRna. Accettai subito e senza riserve, e mi ritengo anche fortunato perché l’immunoterapia non mi ha portato particolari effetti collaterali».


La tecnologia mRna

Giacomo Gorini, immunologo che ha lavorato a Oxford, spiega al quotidiano come funziona la tecnologia mRna per i vaccini: «Si tratta di un’informazione genetica a breve termine normalmente presente nell’organismo. Paragoniamolo a una fotocopia con alcune istruzioni per il funzionamento della cellula. Quello formulato in laboratorio, quando introdotto in un paziente per via intramuscolare, dà nuove informazioni alle sue cellule». Per quanto riguarda quelli anti Covid-19, «Nei vaccini c’è l’mRna di una proteina, la spike del coronavirus. Viene iniettato per fare in modo che l’organismo replichi la proteina facendo allenare il sistema immunitario a fronteggiare il virus. Così, in caso di infezione, non è impreparato».

Il vaccino contro i tumori

Il meccanismo che soggiace al vaccino contro i tumori è simile: «Sono cellule che mutano e si replicano in modo incontrollato. A seconda del paziente le mutazioni possono essere diverse. Per individuarle si fa un profilo genetico delle mutazioni nelle proteine delle cellule tumorali. E con il vaccino, ad esempio quello per il melanoma, si somministra un mRna che induce la produzione delle proteine tipiche del tumore anche nel muscolo, perché vengano immediatamente distrutte dal sistema immunitario che impara così a fronteggiare le cellule tumorali evitando metastasi». Attualmente, spiega, si sta lavorando anche a un prodotto sul tumore al pancreas. Produrre l’mRna, dice Gorini, non è costoso. Ma per affrontare il cancro c’è bisogno di una cura personalizzata: questo normalmente fa alzare i costi.

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