Le storie degli studenti di Roma nelle mani degli usurai, i debiti per le scommesse online: «Così venivano intrappolati per allargare il giro»

Negli ultimi due mesi le richieste d’aiuto relative al fenomeno, provenienti soprattutto da studenti universitari, sono cresciute del 50% secondo il centro anti-usura di Confcommercio a Roma

Dalle sale scommesse al dark web, e dal dark web alla morsa asfissiante degli usurai: questo è il destino di una fetta crescente di under 30. L’allarme, riporta il Messaggero, è scattato all’ambulatorio Antiusura Confcommercio. Dove è stato rilevato che negli ultimi due mesi le richieste d’aiuto relative al fenomeno, provenienti soprattutto da studenti universitari, sono cresciute del 50%. Dieci richieste sarebbero arrivate solo nell’ultimo mese. «Stiamo ancora studiando il fenomeno che è relativamente recente – ha spiegato il legale dello sportello, Luigi Ciatti -. Ci siamo rivolti alla Polizia Postale che, insieme a noi, sta indagando sulle piattaforme online illegali. Un’indagine complessa: di fatto dei soldi di questi giovani si perde ogni traccia».


Strozzati dai debiti

I giovani studenti in realtà sarebbero un target intenzionalmente preso di mira dalle organizzazioni criminali che si nascondono dietro questo nuovo giro di soldi. E che piano piano stanno allargando i loro tentacoli nella Capitale: da Roma nord, al Centro fino all’Eur e Roma sud. L’avvocato Ciatti spiega: «Le vittime che si sono rivolte a noi e hanno ricostruito il quadro, ci hanno fornito le stesse dinamiche. Nessuno di questi ragazzi è ludopatico. Ma sono passati dalle cifre contenute per le scommesse legali a debiti spropositati accumulati nelle piattaforme on line».


Le prime scommesse sono legate alle partite di calcio, al tennis, alle corse dei cavalli. Da lì, si scivola poi al web, e iniziano ad accumularsi i debiti. E se non si riesce a pagare, le minacce, o la richiesta di ripianare il debito reclutando a loro volta qualcuno. «Questi ragazzi a un certo punto, strozzati dall’ingente somma di denaro da restituire, coinvolgono le famiglie. Sono i genitori che ripianano in parte la situazione. Ma a quel punto è già tardi. Stiamo registrando sempre lo stesso iter e ci stiamo rendendo conto che questi giovanissimi, figli di buona famiglia, studenti universitari, da un giorno all’altro si ritrovano invischiati in una situazione davvero difficile da gestire».

Il 20enne di Roma Nord

Uno di loro ha accettato di farsi intervistare dal Messaggero. «Ho sempre scommesso per gioco, piccole somme insieme agli amici. Frequentavo una serie di sale scommesse, sempre le stesse ma non così assiduamente. Eppure sono stato agganciato da una persona dall’aspetto del tutto innocuo. Sono trascorsi diversi mesi prima che mi proponesse di passare alle piattaforme virtuali», ha spiegato il giovane. Ha 20 anni, vive a Roma Nord, è iscritto al primo anno di giurisprudenza. Ed è finito nel giro delle scommesse clandestine alla fine del 2023.

«Mi stava studiando»

Spiega ancora: «Oggi mi rendo conto che, all’inizio, l’uomo che mi aveva avvicinato voleva capire se disponevo di soldi. Per molte settimane abbiamo parlato di argomenti che ritenevo innocui: ora sono certo che stava studiando me e la mia famiglia. Quando mi ha proposto discommettere on line, sapevo che si trattava di un sistema illecito – ammette lo studente -, ma non mi rendevo conto del guaio in cui stavo finendo. All’inizio erano piccole somme, perdite ridotte. La situazione è precipitata e mi sono ritrovato a dover ripagare circa 15 mila euro». Fino a che «non ha retto più»: «Ho capito che dovevo chiedere aiuto ai miei genitori. Le richieste per rientrare delle perdite erano sempre più insistenti. Così hanno ripagato il debito, contattato l’ambulatorio Antiusura e avviato insieme un percorso psicologico, un iter legale di cui non conosciamo i contorni».

«Ero disperato»

Un altro studente vittima della rete ha confermato il loro modus operandi: «La somma da restituire era lievitata fino a 40 mila euro, ero disperato. In pochissime settimane sono finito in un buco nero. Sapevano che non avrei potuto saldare quella cifra e allora mi hanno chiesto di coinvolgere anche i miei amici ma non ci sono riuscito. Ho capito che non avevo alcuna alternativa se non chiedere aiuto ai miei genitori». E infine, all’ambulatorio: «La procedura è stata appena avviata e abbiamo deciso di procedere anche per via legali. So che è difficile indagare su questi siti illegali, ma le denunce sono determinanti per arginare un fenomeno che mette a rischio ragazzi come me. La strada per uscire dal tunnel è ancora molto lunga, insieme alla mia famiglia, abbiamo attivato tutti i canali di supporto».

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