Caso Salis, Tajani: «Chiesti chiarimenti al ministro della giustizia ungherese, puntiamo ai domiciliari a Budapest». Lollobrigida: «Non ho visto le catene» – Video

L’imbarazzo del ministro dell’Agricoltura che chiede di non commentare. Le opposizioni chiedono che la premier riferisca in Parlamento

Prima una risposta che sembrava frenare sull’interessamento politico, poi una dichiarazione più ampia alle commissioni Esteri di Camera e Senato congiunte. Il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, interviene sul caso di Ilaria Salis, detenuta in Ungheria e portata ieri in aula con guinzaglio e mani e piedi legati, mentre il dibattito rischia di diventare sempre più politico. «Sulla dignità di Ilaria Salis come di ogni persona detenuta non possiamo transigere», ha detto Tajani spiegando che questa mattina il Segretario Generale della Farnesina, l’ambasciatore Riccardo Guariglia, ha convocato l’incaricato d’Affari della Repubblica di Ungheria e gli ha «ribadito un forte messaggio di contrarietà alle condizioni di detenzione di Salis, catene e tenuta anti sommossa appaiono inammissibili e non in linea con la direttiva comunitaria, chiediamo inoltre pieno accesso alle prove raccolte dall’accusa».


Il ministro della Giustizia

Poi, l’ulteriore passo: «Ho chiesto al nostro ambasciatore a Budapest di incontrare il ministro competente. Ieri ha incontrato i genitori e gli avvocati di Salis, domani i genitori potranno incontrare nuovamente Ilaria in carcere». I funzionari, aggiunge ancora Tajani, hanno compiuto regolari visite in carcere: «Auspichiamo prima di tutto i domiciliari in Ungheria, poi chiederemo di spostarla in Italia». Tajani, in replica ha poi chiarito anche l’andamento del dialogo con il titolare della Giustizia a Budapest: «All’ora di pranzo il nostro ambasciatore ha chiesto al ministro della Giustizia ungherese di chiedere al procuratore generale di valutare le condizioni di detenzione di Ilaria Salis e di riferirgli a stretto giro. Il ministro gli ha garantito che lo richiamerà subito dopo aver riparlato con il procuratore generale» cosa che «ha già fatto».


Gli imbarazzi su Orban

Viktor Orban e Giorgia Meloni ad “Atreju 2019” | ANSA/FABIO FRUSTACI

Prima di entrare in commissione Tajani era stato più prudente circa, soprattutto, le conseguenze politiche che potrebbe avere il caso Salis. «Se ho parlato con Meloni visto il rapporto che c’è con Orban? Se vogliamo parlare in punta di diritto, Orban non c’entra niente. Non è che il governo decide il processo. La magistratura è indipendente». E ancora: «Il problema è vedere se sono state rispettate le regole prima o dopo, non è che noi possiamo intervenire, l’Ungheria è uno Stato sovrano. Noi possiamo soltanto fare delle proteste» sulle modalità di trattamento dei detenuti. Una prudenza che si sposa con la cautela del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: «Non ho visto le immagini, non posso commentare». Anche se in realtà le posizioni dei due partiti di riferimento sono diverse e potrebbero ulteriormente divaricarsi. Forza Italia e Lega, infatti, hanno fatto sapere che non si opporranno alla richiesta di informativa urgente in aula della premier, Giorgia Meloni, chiesta dalle opposizioni al Senato.

La reazione ungherese

Da Budapest non sono mancate le reazioni irritate per le posizioni italiane. «Le accuse mosse dai media italiani e ungheresi» sulle condizioni della detenzione di Ilaria Salis «sono false e l’organizzazione carceraria le respinge con forza». Dice una nota del servizio statale penitenziario ungherese. Il documento considera «triste e immorale il fatto che queste calunnie siano riportate dalla stampa senza consultare la controparte» e basate solo sulle parole di una compagna di cella di Salis. Fonti diplomatiche ungheresi hanno invece preferito non commentare l’accaduto ad Ansa: «Non commentiamo, sono questioni delicate», avrebbero detto.

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