Clima, la Commissione Ue fissa l’asticella per il 2040: -90% delle emissioni. Ma la protesta dei trattori fa sparire gli obiettivi per l’agricoltura

Il nuovo obiettivo annunciato dal commissario Ue Wopke Hoekstra sconta l’effetto della rivolta degli agricoltori. «Le emissioni non si riducono con una bacchetta magica», commenta Greenpeace

Sulla carta è solo un numero. Ma è proprio a partire da quel numero che d’ora in poi potrebbe essere tarata ogni politica ambientale e climatica dell’Unione Europea. Oggi la Commissione ha annunciato la propria proposta sui target climatici da raggiungere nel 2040. Entro quella data, l’esecutivo Ue propone di ridurre del 90% le emissioni climalteranti rispetto ai livelli del 1990. L’obiettivo di lungo periodo, invece, resta lo stesso: arrivare alle zero emissioni nette – la cosiddetta «neutralità carbonica» – entro il 2050. «La lotta alla crisi climatica è una maratona, non uno sprint», ha detto il commissario Ue al Clima, Wopke Hoekstra, durante la plenaria del Parlamento europeo. L’obiettivo dei vertici Ue, ha assicurato, «è che tutti siano in grado di superare la linea del traguardo». Quella annunciata oggi da Hoekstra è soltanto la raccomandazione fatta dalla Commissione sulla base delle analisi dell’Advisory board per il clima. Spetterà al prossimo esecutivo Ue, dopo le elezioni di giugno, formulare una proposta legislativa vera e propria in sintonia con Parlamento e Consiglio.


L’«effetto trattori»

L’annuncio degli obiettivi climatici al 2040 arriva in un momento molto particolare per l’Unione europea. Innanzitutto, ci sono le elezioni alle porte, con un’eventuale vittoria del fronte sovranista-conservatore che potrebbe tradursi in un ridimensionamento di alcune delle misure climatiche più ambiziose. Ma a incidere sono anche le «rivolte dei trattori» che da inizio anno si sono diffuse un po’ in tutta Europa. Nel mirino degli agricoltori ci sono questioni economiche legate ai costi di produzione e alla concorrenza sleale di produttori esteri, ma anche alcuni provvedimenti europei che fanno parte del Green Deal. In occasione del Consiglio europeo straordinario del 1° febbraio, gli agricoltori sono arrivati a invadere le strade di Bruxelles con manifestazioni a tratti anche violente. Ed è proprio sulla scia di queste proteste che la Commissione europea ha escluso l’agricoltura dai settori che dovranno contribuire a raggiungere i nuovi obiettivi climatici al 2040. Nella prima bozza del documento, l’esecutivo Ue chiedeva al settore agricolo un taglio del 30% delle emissioni rispetto al 2015. Nella versione attuale, invece, ci si limita a riconoscere che l’agricoltura «svolge un ruolo nella transizione» ecologica e contribuisce «alla sovranità alimentare europea». Si tratta di una delle concessioni più rilevanti fatte finora dalla Commissione europea al settore agricolo, che ad oggi è responsabile di circa l’11% delle emissioni di gas serra nell’Unione Europea. Si tratta di fatto della seconda vittoria ottenuta dagli agricoltori nel corso della giornata, se si considera che questa mattina Ursula von der Leyen ha annunciato il ritiro della contestata proposta di regolamento Ue sui pesticidi.


EPA/Olivier Matthys | La protesta degli agricoltori a Bruxelles, in Belgio (1 febbraio 2024)

I prossimi passi del Green Deal

L’obiettivo per il 2040 proposto oggi dalla Commissione europea si aggiunge all’altro obiettivo intermedio già fissato da Bruxelles. Entro il 2030, i 27 Paesi Ue si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55%. Per farlo, l’Unione europea ha imbastito un piano di trasformazione dell’economia senza precedenti, ribattezzato Green Deal. Il braccio operativo di questo piano è il cosiddetto “Fit for 55”, il pacchetto di misure attraverso cui l’Ue punta a decarbonizzare tutti i settori dell’economia (o quasi). Soltanto per la transizione energetica, stima la Commissione, tra il 2031 e il 2050 serviranno all’incirca 660 miliardi di investimenti ogni anno, all’incirca il 3,2% del Pil dell’Unione Europea. È altrettanto vero, però, che anche l’inazione ha i suoi costi. Soltanto negli ultimi cinque anni, i danni economici legati agli effetti dei cambiamenti climatici ammontano già a 170 miliardi di euro.

La spinta sul nucleare

In un parere pubblicato nelle scorse settimane, i 15 esperti dell’Advisory Board sul Clima dell’Unione europea hanno giudicato l’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040 non solo tecnicamente fattibile, ma anche necessario per rispettare gli impegni presi. Per arrivare a quell’obiettivo, la strada tracciata dagli esperti prevede un massiccio aumento delle energie rinnovabili, l’elettrificazione delle industrie più inquinanti e l’eliminazione progressiva delle fonti fossili, da sostituire in parte anche con nucleare e idrogeno. È anche per questo che, in concomitanza con la raccomandazione sui nuovi obiettivi climatici, la Commissione Ue ha annunciato la nascita di una alleanza industriale sui piccoli reattori modulari. L’obiettivo di Bruxelles è «accelerare la realizzazione dei primi progetti entro l’inizio del 2030». La previsione è che, grazie anche all’energia atomica, il settore energetico raggiungerà la piena decarbonizzazione subito dopo il 2040.

Le critiche di Greenpeace

A storcere il naso di fronte all’annuncio della Commissione europea sono gli attivisti di Greenpeace. Secondo l’associazione ambientalista, la strategia tracciata dall’esecutivo Ue pecca di «una contabilità dubbia» e prevede la riduzione delle emissioni tramite l’impiego di «bacchette magiche». Nel mirino di Greenpeace c’è soprattutto il mancato inserimento di una data definitiva entro cui l’Ue si impegna ad abbandonare definitivamente i combustibili fossili, ma anche l’apertura ad alcune tecnologie controverse come i sistemi di cattura e stoccaggio di carbonio (Ccs), ad oggi ancora molto costosi e poco efficaci.

Foto di copertina: EPA/Ronald Wittek | Il commissario Ue per il Clima, Wopke Hoekstra

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