I clamorosi dubbi di Messina Denaro due mesi prima di morire: «Confessare? Mai dire mai. E so come mi avete preso»

L’ultimo verbale, del 7 luglio scorso, contiene una inaspettata apertura da parte dell’ultimo boss di Cosa nostra

Avrebbe potuto mettere a verbale informazioni capaci di modificare tutto quello che sappiamo su Cosa nostra. Forse non ha fatto in tempo forse, in realtà, non ha mai voluto. In ogni caso, prima di morire il 25 settembre 2023, Matteo Messina Denaro aprì alla possibilità di parlare con gli inquirenti, nel corso di un verbale del 7 luglio di quello stesso anno. «Non sono interessato, poi nella vita mai dire mai intendiamoci. Io non sono stato mai un assolutista nel senso che non è che perché dico una cosa sarà sempre quella, io nella mia vita ho cambiato tante volte idea, però con delle basi solide…». Consapevole di essere alla fine della propria vita, rispose così al procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido che lo invitava a contribuire «a ricostruire dei pezzetti di verità». Il verbale è stato depositato nel corso dell”udienza preliminare a carico di Laura Bonafede, storica amante del boss. «Mi avete preso per il male sennò non mi prendevate. Con la mente ho ricostruito tutto come è stato il discorso, so che non c’è stato nessun traditore. La mattina che mi hanno arrestato la prima cosa che uno pensa è che qualcuno ha tradito. E’ stato tradito Gesù Cristo … e allora il colonnello mi ha detto ‘le assicuro che non l’ha tradita nessuno’ e io non gli ho creduto. Poi ragionando ho detto: vero è. Ho letto le carte e mi sono fatto pure una logica». Quindi il boss precisa: «Mi avete preso per la malattia o per un errore mio, dirlo a mia sorella. Perché gliel’ho detto? Non volevo farmi trovare morto e nessuno in famiglia sapeva niente». Il boss si riferisce al fatto che l’appunto della sorella sulla malattia di Messina Denaro, trovato nel bracciolo di una sedia, fu l’inizio delle indagini che portarono all’arresto.


La vita a Palermo

«Che vita facevo a Palermo? Libero come quella di Campobello, perché bene o male voi avete scandagliato quella di Campobello (il paese in cui ha trascorso gran parte della latitanza ndr), ma in genere sempre quella vita faccio, cioè lo stesso fac-simile». E a proposito delle relazioni strette anche nel corso della terapia anti tumorale: «Le mie amicizie non è che iniziano e finiscono solo nel mondo che voi considerate mafioso, non è così, le mie amicizie erano dovunque».


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