Effetto «tana del coniglio»: cos’è il meccanismo per tenere i ragazzi incollati allo smartphone che l’Ue contesta a TikTok

La Commissione ha annunciato oggi l’apertura di un’indagine sul social cinese per «sospetta violazione della trasparenza e degli obblighi di tutela dei minori»

La Commissione europea ha aperto un’indagine su TikTok per «sospetta violazione della trasparenza e degli obblighi di tutela dei minori». Ad annunciarlo è oggi il commissario al Mercato interno, Thierry Breton, tra i principali promotori del Digital Services Act (Dsa), il pacchetto di regole europee entrato in vigore lo scorso anno per limitare i contenuti illegali online e la disinformazione. Il procedimento aperto dalla Commissione europea ha l’obiettivo di valutare se TikTok abbia violato alcune norme del Dsa, in particolare sulla tutela dei minori, la trasparenza della pubblicità, l’accesso ai dati per i ricercatori e il rischio di dipendenza creato dal design dell’applicazione. Nei mesi scorsi, la piattaforma social cinese ha inviato un rapporto di valutazione dei rischi e ha risposto ad alcune richieste di informazioni formali avanzate dalla Commissione. Sulla base dei risultati ottenuti nell’indagine preliminare, l’esecutivo Ue ha deciso di avviare un procedimento formale contro TikTok. Lo stesso destino era toccato pochi mesi fa anche a X, la piattaforma social un tempo nota come Twitter e controllata da Elon Musk.


La stretta sulle Big Tech

L’indagine dovrà accertare se la piattaforma social è conforme agli obblighi previsti dal Dsa, per esempio sulla valutazione e mitigazione dei rischi sistemici. In altre parole, c’è da capire se la progettazione dell’algoritmo di TikTok possa stimolare dipendenze comportamentali e provocare un «effetto tana del coniglio» – il mantenimento dell’utente in un loop di contenuti da cui fa sempre più fatica a uscire – come spiegato dal commissario Breton. Il Dsa prevede infatti che le aziende si impegnino a contrastare i «rischi potenziali per l’esercizio del diritto fondamentale al benessere fisico e mentale della persona, al rispetto dei diritti del minore, nonché il suo impatto sui processi di radicalizzazione». Ci sarà poi da valutare se l’azienda abbia messo in campo gli strumenti richiesti di verifica dell’età per impedire l’accesso dei minori a contenuti inappropriati. Infine, ci sarà da chiarire il rispetto degli standard di privacy e sicurezza garantiti dalla piattaforma ai suoi utenti.


La replica di TikTok

Non si è fatta attendere la replica di TikTok, che tramite un portavoce ha commentato così la notizia dell’apertura dell’indagine da parte della Commissione europea: «TikTok ha introdotto funzioni e impostazioni innovative per proteggere gli adolescenti e impedire ai minori di 13 anni di accedere alla piattaforma, una questione di cui si sta occupando l’intero settore. Continueremo a collaborare con esperti e player del settore per garantire la sicurezza dei giovani su TikTok e siamo lieti di avere ora l’opportunità di spiegare in dettaglio questo lavoro alla Commissione».

Il divieto ai dipendenti Ue

Lo scorso anno, l’Unione europea ha vietato l’uso di TikTok sui telefoni aziendali dei propri dipendenti proprio sulla scia dei timori per la privacy e la sicurezza. Nonostante questo, la direzione generale della comunicazione del Parlamento europeo ha deciso di creare un account istituzionale anche sulla piattaforma social cinese in vista delle elezioni europee di giugno. I nuovi profili, ha fatto sapere Bruxelles, serviranno a «combattere la disinformazione e farsi sentire», ma non saranno gestiti dai telefoni dei dipendenti del Parlamento europeo.

Foto di copertina: EPA/Allison Dinner

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