«Io, licenziata perché incinta: mi hanno costretto a fare il test di gravidanza nel bagno dell’azienda»

La denuncia di una ventenne che vive in provincia di Nuoro

Una ventenne che vive in provincia di Nuoro ha raccontato di essere stata costretta dal suo datore di lavoro a fare un test di gravidanza. «E un mese dopo mi hanno licenziato», ha raccontato la ragazza che ha denunciato il caso alla Cgil. Lei è stata assunta «il 15 novembre scorso, da una piccola ditta che ha in appalto i servizi di pulizia in un’azienda nell’area industriale del nuorese. Avevo un contratto Multiservizi a tempo indeterminato dopo aver superato il periodo di prova di un mese. Ed è allora che sono cominciati i guai». Perché dopo un malessere la datrice di lavoro le ha portato « un test di gravidanza e davanti a due colleghi maschi che conoscevo a malapena mi ha chiesto di farlo subito, lì nel bagno dell’ufficio».


La storia

«Se non lo fai ti licenzio», avrebbe detto l’imprenditrice. Lei ha accettato perché non voleva perdere il lavoro: «Non conoscevo nemmeno i miei diritti, non sapevo se potevo rifiutare senza conseguenze. Sono entrata in bagno e sono uscita con il risultato negativo del test». Però incinta lo era davvero: «A metà gennaio. Avevo nausee continue, sono andata dalla ginecologa della Asl, mi ha fatto ripetere il test e l’ecografia e ho scoperto di aspettare un bambino. Alla dottoressa ho spiegato la mia situazione lavorativa e mi ha fatto un certificato per l’astensione anticipata dal lavoro per gravidanza a rischio dal 18 gennaio al 25 febbraio». A quel punto si è rivolta al patronato Inca Cgil, che ha inviato la comunicazione telematica dello stato di gravidanza all’Inps e all’azienda.


Lo stipendio e il licenziamento

A quel punto la ditta ha smesso di pagarle lo stipendio: «Così il 16 febbraio mi sono rivolta di nuovo al sindacato per spiegare che non avevo ricevuto la mensilità di gennaio». E ha scoperto di essere stata licenziata: « La ditta ha inviato via WhatsApp la comunicazione Unilav sull’interruzione del rapporto di lavoro “per giusta causa”. Così c’è scritto». Perché avrebbe nascosto la gravidanza e incinta non potrebbe svolgere la mansione che le hanno affidato: «Ci sono rimasta malissimo perché non navighiamo nell’oro. La Filcams Cgil ha denunciato il mio caso all’Ispettorato del lavoro di Nuoro, alla Asl locale e all’Inps. Spero che la situazione si risolva, perché non è giusto. Ora intanto la cosa più importante è che il bambino stia bene».

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