L’esposto di Margherita Agnelli: «Io volevo i conti segreti esteri, mi diedero 15 Panda e 3 trattori»

Il dossier finito sul tavolo del Servizio rapporti istituzionali di vigilanza di Bankitalia

Emergono nuovi dettagli sulla controversia che riguarda l’eredità Agnelli. Secondo quanto rivela La Verità, un dossier è finito sul tavolo del Servizio rapporti istituzionali di vigilanza di Bankitalia. Si tratta di documenti nell’ambito dell’indagine per frode fiscale che coinvolge John Elkann e due consulenti della famiglia Agnelli, con la presunta cassaforte torinese della famiglia al centro dell’attenzione. Si sospetta che la società fiduciaria P. nasconda fondi per un valore di 900 milioni di dollari, collegandosi alla banca lussemburghese Pictet & Cie Europe Sa. L’indagine nasce da un esposto del 2009 presentato da Margherita Agnelli, volta a rivendicare la sua parte di eredità presumibilmente nascosta in paradisi fiscali. Un’ispezione della Guardia di Finanza presso la P. fiduciaria ha portato alla scoperta di una società anonima nel Liechtenstein, mentre un dossier con segnalazioni di transazioni sospette è stato inoltrato a Bankitalia.


I due consiglieri di fiducia del padre

La vicenda si inserisce in uno scontro più ampio per l’eredità degli Agnelli, di cui molti aspetti sono già al centro di un’indagine penale di Milano per pagamenti in nero, tentate estorsioni e riciclaggio. In esposti passati, Margherita aveva indicato due consiglieri di fiducia del padre, Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, come principali gestori del patrimonio nascosto, il quale comprende anche quello all’estero. La controversia verte sulla spartizione dell’eredità tra Margherita e John Elkann, con quest’ultima che contesta la gestione del patrimonio da parte dei fiduciari nominati dal padre. La figlia Agnelli riferisce che Gabetti la accusò di non riconoscere le vere volontà del padre.


Il patrimonio all’estero

«Gli ricordai che non avevo ancora ricevuto la situazione “complessiva” della successione: intervenne a quel punto Grande Stevens che, scodellandomi sul tavolo un foglio contente i conti correnti e gli ulteriori
pochi beni in Italia (una quindicina di Fiat Panda e Fiorini; 7 ciclomotori Piaggio e 3 trattori), mi disse solo: “Questo è il resto”. Mia madre e mio figlio non dissero una parola per difendermi dalle offese di Gabetti, che abbandonò la stanza», è il racconto di Margherita Agnelli sul tesoro nascosto che provarono a rifilarle e che verrà poi dettagliato nel memoriale dato al commercialista.

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