Via libera del Parlamento europeo alla nuova direttiva sui crimini ambientali. Multe fino a 40 milioni di euro

Il provvedimento, chiesto a gran voce dalle principali associazioni e ong, amplia il numero di reati contro l’ambiente. «Con questo accordo, chi inquina paga», ha commentato l’eurodeputat Manders, relatore della nuova direttiva

Da Strasburgo – Proteggere l’ambiente è importante. Punire chi lo danneggia consapevolmente, lo è altrettanto. E allora ecco che da Strasburgo, dove è in corso la plenaria del Parlamento europeo, arriva il via libera definitivo alla nuove direttiva sui crimini ambientali. Si tratta di un provvedimento atteso da anni dalle principali sigle ambientaliste e che porta essenzialmente due novità: più reati e pene più severe. Una delle principali novità della direttiva – approvata in via definitiva con 499 voti a favore e 100 contrari – è l’introduzione del reato «qualificato» di distruzione di un ecosistema, che sarà equiparato (sotto un punto di vista penale) all’ecocidio, ossia alla «distruzione consapevolmente perpetrata di un ambiente naturale».


Come nasce il provvedimento

Il testo votato oggi dal Parlamento europeo, su cui era stata raggiunta un’intesa con il Consiglio lo scorso novembre, aggiorna la direttiva precedente del 2008. Se a Bruxelles si è deciso di rimettere mano alle regole, il motivo è semplice: i reati ambientali sono in aumento e, secondo una stima della Commissione Ue, rappresentano ormai la quarta attività criminale più grande al mondo, nonché una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata.  seguito della votazione in plenaria, il relatore per il Parlamento europeo Antonius Manders (PPE, NL) ha dichiarato: «Con questo accordo, chi inquina paga», ha commentato l’eurodeputato olandese del Ppe Antonius Manders, relatore della nuova direttiva. «Qualsiasi dirigente d’impresa responsabile di provocare inquinamento ora potrà essere chiamato a rispondere delle sue azioni, al pari dell’impresa».


I nuovi reati

Con la nuova direttiva approvata oggi, i reati ambientali previsti dal diritti penale dell’Unione europea passano da 9 a 18. Tra i nuovi ingressi ci sono il traffico di legname, che è una delle prime cause di deforestazione in alcune zone del mondo, il riciclaggio illegali di componenti inquinanti della navi e la violazione delle leggi in materia di sostanza chimiche. Consiglio e Parlamento Ue hanno previsto inoltre la possibilità di considerare questi reati come «qualificati» se provocano distruzione, danni irreversibili o duratura a un ecosistema di considerevole dimensione o valore.

Maxi-sanzioni

Ad aumentare non è solo il numero di reati, ma anche l’entità delle multe per i trasgressori. Chi commette uno dei reati contemplati dalla direttiva va incontro infatti a pene decisamente severe. Per i reati dolosi che provocano la morte di persone, la pena massima può essere anche superiore a 10 anni di reclusione. Nel caso delle persone giuridiche – ossia enti pubblici, società private, associazioni – la direttiva prevede per i reati più gravi una sanzione pari ad almeno il 5% del fatturato mondiale oppure, in alternativa, 40 milioni di euro. Ai giudici viene concessa inoltre la possibilità di applicare misure supplementari, tra cui l’imposizione dell’obbligo per l’autore del reato di ripristinare i danni causati all’ambiente oppure compensare i costi che ne sono derivati.

Foto di copertina: EPA/Stephanie Lecocq | Un gruppo di attivisti di “Stop Ecocide International” protesta fuori dalle sedi europee a Bruxelles (20 ottobre 2022)

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