Il farmaco principale per le donne trans è diventato a pagamento. La denuncia degli attivisti: «L’ennesimo attacco dopo il Careggi»

Sandrena è passato dalla classe di rimborsabilità A a quella C: ovvero da medicinale a carico del Ssn a totale carico del paziente

«Sandrena» è il farmaco più utilizzato dalle donne transgender per la terapia ormonale: permette di assumere estrogeni e sviluppare caratteristiche femminili. La sua formulazione in gel lo rende anche una delle opzioni più sicure perché in grado di garantire livelli costanti nel sangue e non avere alcun impatto sul fegato, a differenza degli ormoni assunti per via orale. Ora, però, Sandrena non è più disponibile gratuitamente. L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha riclassificato il medicinale declassandolo dalla classe di rimborsabilità A a quella C. Questo significa che il farmaco, una volta gratuito grazie al Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), ora sarà a totale carico del paziente. Ogni scatola costerà 18,50 euro e rimarrà dispensabile a carico del Ssn solo sotto piano terapeutico. La richiesta di riclassificazione è stata avanzata dalla casa farmaceutica responsabile di Sandrena, la Orion Corporation. E la comunità transgender è ora in fermento perché denuncia la decisione dell’Aifa.


Il farmaco

Le persone transgender che intraprendono una terapia ormonale per riuscire ad allineare i loro caratteri fisici alla propria identità di genere, la quale non combacia con il sesso biologico, devono assumere questa tipologia di farmaci quotidianamente e per tutta la vita. Nell’ottobre del 2020 i medicinali usati per la terapia ormonale sono stati ufficialmente inclusi tra i servizi coperti dal Servizio Sanitario Nazionale, a seguito di due delibere dell’Aifa, ritenute storiche dalla comunità Lgbtqia+. Tuttavia, la recente decisione di riclassificare Sandrena e renderlo a carico del paziente ha suscitato una forte reazione da parte degli attivisti trans, che considerano questa mossa come un attacco diretto alla comunità transgender e un passo indietro rispetto ai progressi precedentemente compiuti verso l’accesso equo e gratuito alle terapie ormonali per le persone transgender.


La denuncia del Movimento Identità Trans

«Dal momento che Sandrena, tra i suoi utilizzi, è uno dei farmaci estrogenici di più ampio uso nell’ambito dei percorsi ormonali di affermazione di genere, non possiamo nascondere il dubbio che questa mossa costituisca l’ennesimo attacco nei confronti delle persone trans», dichiara il Movimento Identità Trans, la prima associazione fondata in Italia a tutela dei diritti delle persone trans. «Non possiamo fare a meno di pensare che questo sia l’ennesimo esempio di una gestione personalistica e politica della Sanità pubblica, a cui il governo Meloni ci sta abituando. Un Governo che, pur di contaminare con le sue politiche ogni ingranaggio del Sistema Sanitario Nazionale, ha avuto il coraggio di nominare a capo dell’Aifa un tecnico, mandato lì per trasformare anche questo ente in una azienda asservita ad interessi economici», proseguono. «Tutto questo dopo aver già provveduto a rinominare, a propria immagine e somiglianza, anche il Comitato di Bioetica, facendolo diventare longa mania delle politiche governative. Con queste premesse e dopo la vergognosa spedizione punitiva contro il Careggi, il sospetto che la decisione di riclassificare Sandrena sia mossa da valutazioni di natura transfobica, diventa per noi quasi una certezza», concludono.

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