Corpi qui, cuori là: per 3 secoli a Vienna e Roma due funerali diversi. A Trevi seppelliti i precordi dei Papi, all’Augustinekirche quelli degli Asburgo

La stanza del Quirinale per la preparazione, giallo su alcuni cuori introvabili

Roma, palazzo del Quirinale, 27 agosto 1590. Muore Papa Sisto V, il marchigiano Filippo Peretti, che ha fatto costruire quel palazzo acquistando una antica villa che era stata di cardinali e facendolo trasformare nella residenza estiva dei Pontefici. Il medico chirurgo che lo aveva assistito da vivo porta il corpo nella sala del Balcone, quella che ancora oggi si affaccia sull’ingresso principale del palazzo e che durante i conclavi tenutisi lì veniva murata perché i cardinali non avessero rapporti con l’esterno. E procede con l’esecuzione non solo testamentaria di Sisto V, perché quelle disposizioni varranno da quel giorno per tutti i Papi. Il corpo viene imbalsamato, e per farlo vengono tolti il cuore e gli organi interni (i cosiddetti “precordi”), deposti in una urna separata in un liquido alcolico. Per Papa Sisto V si svolgeranno quindi due diversi funerali, uno del corpo che verrà seppellito in una cappella da lui stesso fatta costruire all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore. Il secondo funerale è stato quello dei precordi, il cuore e gli altri organi interni seppelliti all’interno della parrocchia pontificia del Quirinale, la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio che assumerà l’aspetto attuale davanti alla fontana di Trevi quando la ingrandirà il cardinale Giulio Mazzarino, mettendo la nipote che voleva maritare al centro della facciata e creando qualche scandalo con due statue ai lati di cariatidi con il seno scoperto. Papa Sisto V oltre che per se stesso ha stabilito che da quel momento in poi per tutti i Papi ci sarebbe stato un doppio funerale, con i precordi seppelliti lì a Trevi quando i pontefici morivano al Quirinale, e in Vaticano se invece i Papi fossero morti lì. E così avvenne per 313 anni.


Le spoglie nella cripta dei Cappuccini, il cuore in quella cappella della Madonna di Loreto

Vienna, 10 luglio 1654. Muore Ferdinando IV di Asburgo. E per la prima volta, pur non conoscendo quel che da qualche anno stava avvenendo con i Papi, anche qui si fa un doppio funerale. Nel suo testamento aveva chiesto di essere seppellito nella amata Toscana. Ma non è stato esaudito: la sua tomba ancora oggi è nella Cripta dei Cappuccini dove riposano quasi tutti gli Asburgo. Una seconda richiesta testamentaria invece viene esaudita: Ferdinando IV era devoto alla Madonna di Loreto, di cui c’era una immagine in una cappella della chiesa di Sant’Agostino (Augustinekirche) a Vienna, non molto distante dalla Cripta dei Cappuccini. Ritenendo che il cuore fosse lo scrigno dell’anima, aveva voluto un funerale separato per quello, chiedendo che fosse seppellito nella cappella della Madonna di Loreto. Emulando Ferdinando IV da quel giorno in poi per gli Asburgo si fece il doppio funerale: corpi nella Cripta dei Capuccini, cuori nella chiesa di Sant’Agostino, dove venne a quel punto ricavata una sorta di Cripta dei Cuori all’interno della cappella con l’immagine della Madonna nera di Loreto. È avvenuto così per 224 anni, fino alla morte dell’imperatore Francesco Giuseppe che invece chiese espressamente di avere un solo funerale, con il cuore al suo posto, e di essere seppellito dove si trova oggi- ai Cappuccini – accanto alla sua amatissima Sissi.

Nello straordinario cimitero un nastrino tricolore per il figlio di Napoleone

Non molti lo sanno, ma quella singolarissima Cripta dei Cuori è visitabile oggi su appuntamento e in ogni caso la domenica dopo la messa delle 11,30 attendendo l’apertura della cappella. Il parroco o uno dei sacerdoti di Sant’Agostino racconta la storia di quei cuori di Asburgo, poi concede a chi si ferma di sostare uno alla volta davanti alla cripta, dove non si può entrare, ma si può guardare (e anche fotografare) attraverso le grate. I cuori sono tenuti in scrigni sigillati a forma di coppa, simili al sacro Graal. Aguzzando la vista si coglierà una di queste coppe-scrigno cinta da un nastrino del tricolore francese. Lì riposa il cuore di quello che verrà chiamato “L’Aquilotto”, il solo figlio legittimo di Napoleone Bonaparte nato dal suo matrimonio con Maria Luisa d’Asburgo-Lorena. Morì a soli 22 anni dopo essere diventato imperatore dei francesi per sole due settimane con il nome di Napoleone Secondo. Al suo fianco i cuori di altri 53 discendenti della famiglia Asburgo, 32 nella fila superiore e gli altri in quella inferiore. Appartennero a imperatori e imperatrici, a principi, principesse, duchi, duchesse, arciduchi e arciduchesse fino all’ultimo cuore, quello dell’arciduca Francesco Carlo d’Asburgo-Lorena) che fu lì seppellito l’8 marzo del 1878.

Davanti a Fontana di Trevi la chiesa che Belli definiva “un museo de corate e de’ ciorcelli”

Nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Trevi non sono oggi visibili le urne che contengono i cuori e i precordi dei Papi. Li ricordano due lapidi in marmo, una a destra e una a sinistra dell’altare della chiesa, con incisi tutti i nomi dei Papi che ebbero i cuori e i precordi seppelliti lì. E si scopre che a fare questa scelta furono non solo i Papi deceduti al Quirinale, ma anche qualcuno morto in Vaticano, perché papa Leone dodicesimo della Genga -che fu eletto nel 1823 e morì nel1829 – cambiò le regole consentendo a tutti dopo di lui la sepoltura dei precordi a Trevi. L’ultimo cuore qui custodito è quello di papa Pecci, Leone tredicesimo, i cui precordi furono seppelliti a San Vincenzo e Anastasio quando ormai il Quirinale era la sede del Regno di Italia, ospitando i Savoia. La singolare tradizione era ben nota ai cittadini di Roma che ci scherzavano spesso sopra. In un sonetto Giuseppe Gioacchino Belli definiva quella chiesa “un museo de corate e de’ ciorcelli”. Nella stessa chiesa secondo una targa doveva essere seppellito il pittore e disegnatore romano Bartolomeo Pinelli, che abitava proprio davanti a quella parrocchia a Trevi. Il suo corpo fu portato in quella dopo la morte prematura avvenuta in seguito all’ennesima ubriacatura in osteria il primo aprile 1835. I fedeli però furono scandalizzati da questa vicinanza fra l’artista ubriacone e facile all’ira e i cuori dei Papi. Qualcuno tolse i resti dalla tomba e mai si è capito dove fossero stati portati.

Misteriosi lavori sotterranei hanno cancellato il cuore di alcuni Papi

Dove sono oggi i cuori di quei Papi? La chiesa che li ospita è di proprietà del Fondo edifici di culto del ministero dell’Interno e per tanti anni è stata chiusa. Riaperta, ha ancora bisogno di una profonda ristrutturazione. Poco prima dell’altare c’è una piccola cappella con un fonte battesimale. Lì si apre una porticina che porta a una scala stretta. Il percorso non è illuminato, ma facendosi luce in qualche modo al primo piano si trova una porta in legno con disegnato un simbolo papale e la scritta: “Praecordia summorum pontificum”. Aprendo la porta si trova un muro bianco diviso in quadrati con i lati dipinti di nero. E al centro i nomi dei Papi: Clemente XIV, Clemente XIII, Pio VII e altri. Salendo al secondo piano con quella scaletta si trova una seconda porta dipinta in modo identico a quella sotto. E anche qui aprendo si trova il muro bianco con i nomi di alcuni Papi. Probabilmente dentro il muro potrebbero esserci scrigni simili a quelli degli Asburgo. Ma nessuno ha mai scavato per capirlo. Non solo i Papi citati non sono tutti quelli elencati nelle due lapidi a fianco dell’altare. Probabilmente c’è una terza porta segreta e forse una quarta che custodisce quei cuori. Salendo sulla scaletta non se ne trovano altri. Scendendo è possibile che ci siano, perché a terra c’è un passaggio per una eventuale discesa nei sotterranei. Ma dopo un metro ci si ferma perché è stato innalzato un muro di mattoni freschi da qualcuno che scavava cunicoli per la visita ai sotterranei della Fontana di Trevi e ha invaso lo spazio della chiesa. La sua lunga chiusura senza vigilanza alcuna deve avere permesso più di uno sconfinamento. In cima alle scale, infatti, si arriva sul tetto della chiesa che ha anche un balconcino che si affaccia su Fontana di Trevi con una meravigliosa vista. Ma parte del tetto, quello che si affaccia sulla cupola, è stato invaso da un bar di una via vicina che ha costruito lì la sua sede sopraelevata per gustare aperitivi con vista mozzafiato.

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