Cadde dal balcone per fuggire a uno stupro, scarcerati i due condannati per la morte di Martina Rossi. I genitori: «Non hanno mai chiesto scusa»

I due hanno ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali. La pena terminerà all’inizio del 2025

Il tribunale di sorveglianza di Firenze ha deciso di scarcerare Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati nell’ottobre del 2021 in via definitiva a 3 anni per tentata violenza sessuale di gruppo contro Martina Rossi, la studentessa genovese che morì cadendo da un balcone a Palma di Maiorca. Adesso, dopo la semilibertà, hanno ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali. La decisione, nota solo adesso, è stata presa dopo due diverse udienze, una per Vanneschi e una per Albertoni, risalenti rispettivamente allo scorso luglio e a metà febbraio 2024. Inevitabile l’amarezza dei genitori di Martina, Bruno Rossi e Franca Murialdi, secondo cui «il giudice ha sbagliato a concedere l’affido perché è venuto a mancare, proprio per questo, il principio di resipiscenza necessaria in questi casi». Albertoni e Vanneschi, infatti, «non hanno mai chiesto scusa, il minimo era che scontassero la pena in carcere».


La vicenda

Franca Murialdi sostiene inoltre che «così si dà solo il cattivo esempio ai giovani», dal momento che «loro non si sono mai pentiti». Bruno Rossi si lascia andare allo sconforto: «Nessuno mi ridarà mai mia figlia». I fatti risalgono al 3 agosto del 2011. All’epoca Martina Rossi si trovava in vacanza nella città spagnola. I condannati hanno sempre negato la ricostruzione confermata dall’ultimo grado di giudizio, con la sentenza definitiva della Cassazione. Ovvero quella secondo cui Martina perse la vita mentre stava scappando da un loro tentativo di stupro, cercando di scavalcare il balcone della stanza a fianco. Finendo invece per precipitare dal sesto piano. L’episodio venne inizialmente bollato dalla polizia spagnola come suicidio. Ma la pluriennale battaglia giudiziaria sul caso ha accertato un’altra verità.


La detenzione

Inizialmente, Albertoni e Vanneschi scontavano la condanna in carcere. Potevano uscire per lavorare prima di fare ritorno in cella, ma i loro legali hanno fatto istanza per mitigare la detenzione. Così già a luglio il giudice di sorveglianza ha disposto per Vanneschi l’affidamento in prova ai servizi sociali, accelerando la decisione a causa di questioni familiari. Qualche settimana fa, la stessa cosa è stata confermata anche per Albertoni. Entrambi osservano l’affido in prova presso un’associazione di volontariato e durante la notte hanno l’obbligo di non uscire. La loro condanna terminerà all’inizio del 2025.

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