Martina Rossi, precipitata dal sesto piano per scampare a uno stupro. Per i condannati «fu anche colpa sua». La famiglia: «Aberrante»

Albertoni e Vanneschi si trovano in carcere per scontare la pena in regime di semilibertà ma chiedono una nuova perizia per la caduta in cui la ventenne perse la vita. La rabbia del padre della ragazza

Sono stati condannati per tentato stupro, assolti (perché il reato è stato prescritto) per morte come conseguenza di altro reato. Martina Rossi precipitò dal sesto piano di un hotel di Palma di Majorca per sfuggire a una violenza sessuale. Ma adesso, tredici anni dopo la sua morte, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi chiedono, tramite i loro legali, che il giudice civile di Arezzo – dove è in corso la causa per il risarcimento del danno – riconosca un grado di responsabilità alla vittima appena ventenne. Vittima che in quell’hotel, precipitando, perse la vita. Una tesi che Bruno Rossi, padre di Martina, definisce «aberrante». Secondo quanto riporta La Nazione, Albertoni e Vanneschi una nuova perizia sulla caduta. Attualmente i due si trovano in carcere per scontare la pena in regime di semilibertà. «Si comportano come se non fosse successo niente e continuano a mentire – ha dichiarato Bruno Rossi parlandone col quotidiano La Nazione – Ci sono responsabilità oggettive che provano a introdurre, come se invece non ci fossero stati 11 anni di sentenze e mia figlia non fosse stata ammazzata da questi due». Il padre di Martina ha infine dichiarato «Mia figlia è morta. La mia sensazione è che vengono fatti questi tentativi quasi come non fosse successo niente. Continuano a dire le stesse, cose, continuano a mentire».


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