L’immunologa Antonella Viola: «Ecco perché le microplastiche sono dannose per la nostra salute»

Intervenendo sulla Stampa, la scienziata ha illustrato tutti i rischi legati all’accumulo di piccoli frammenti di plastica nel nostro organismo

Le microplastiche non sono una minaccia solo per l’ambiente, ma anche per la nostra salute. Ma come difendersi, se sono ormai nell’acqua che beviamo, nel cibo che mangiamo e persino nell’aria che respiriamo? L’immunologa Antonella Viola, intervenendo sulla Stampa, lancia l’allarme. Ricordando innanzitutto che ad oggi la produzione di plastica si aggira attorno ai 450 milioni di tonnellate all’anno, ma la cifra triplicherà entro il 2060, se non si interviene con le regolamentazioni adeguate. Nel frattempo, i piccoli frammenti del materiale (le dimensioni delle microplastiche sono inferiori ai 5 millimetri) invadono la nostra quotidianità.


I numeri

Studi recenti, spiega Viola, hanno dimostrato che un adulto ingerisce circa 2.000 microplastiche all’anno solo attraverso il sale da cucina e che ci sono circa 240.000 particelle (per lo più nanoplastiche) in ogni litro di acqua imbottigliata. Ci sono poi le acque del mare, dove il materiale si accumula nei pesci di cui ci nutriamo e viene filtrato da cozze e vongole. Fino al punto che i molluschi stanno venendo usati da alcuni ricercatori per aiutarli nelle operazioni di pulizia nelle acque.


I rischi per la salute

La ricerca scientifica sulle ripercussioni delle microplastiche sulla salute umana è ancora all’inizio. Alcuni effetti sono però già stati scoperti. Innanzitutto, è stato dimostrato che le micro e nanoplastiche possono danneggiare direttamente le cellule e causare infiammazione e tossicità. Ma possono anche trasportare altre sostanze contaminanti, come i metalli pesanti o i PFAS, che aderiscono alle particelle e vengono con esse trasportate nel nostro corpo. Gli studi sugli esseri umani hanno portato al reperimento di microplastiche nel sangue e nelle urine, ma anche nei polmoni e nel fegato, così come nella placenta e nel latte materno.

Lo studio italiano

Uno studio italiano pubblicato solo pochi giorni fa ha inoltre dimostrato la presenza di plastiche nelle carotidi (le arterie che portano il sangue verso il cervello), evidenziando come esse sembrino essere un fattore di rischio per infarto e ictus. Chi presenta un accumulo di nanoplastiche, infatti, è due volte più a rischio di eventi cardiovascolari e morte rispetto a chi ne è privo. Per la salute, e per l’ambiente, Viola ricorda che adesso bisogna puntare ad una drastica riduzione dell’uso e della produzione di plastiche.

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