L’Italia è il primo venditore di armi in Ue. Il report Sipri: «86% in più rispetto al 2014-2018»

Circa il 55% delle importazioni di armi da parte degli Stati europei sono state fornite dagli Usa. L’Ucraina è il più grande importatore europeo nel periodo 2019-2023

L’Italia è al primo posto per vendite di armi in Ue. Lo rivela il rapporto del Sipri, istituto internazionale indipendente di Stoccolma, citato dal Fatto Quotidiano. Nell’ultimo quinquennio (2019-2023) l’Italia ha venduto l’86% di armi in più rispetto al periodo che va dal 2014 al 2018. Il miglior mercato per le esportazioni italiane è il Medio Oriente: tra gli acquirenti più importanti c’è l’Egitto. Cinque i Paesi, tra cui Germania, Regno Unito, Israele che hanno invece registrato diminuzioni. Circa il 55% delle importazioni di armi da parte degli Stati europei sono state fornite dagli Stati Uniti, rispetto al 35% dei cinque anni precedenti.


Il confronto

Washington, che ha aumentato il volume di affari del 17% , copre il 42% del mercato. «Gli Stati Uniti hanno rafforzato il loro ruolo globale come fornitori di armi – aspetto importante della loro politica estera – esportando più armi verso un numero più alto di Paesi rispetto al passato», ovvero 107 Stati, ha affermato Mathew George del Sipri. L’invasione russa in Ucraina ha, inevitabilmente, aumentato le importazioni/esportazioni di armi. Kiev, stando ai dati del report, rappresenta il più grande importatore europeo di armi nel periodo che va dal 2019 al 2023 e il quarto al mondo dopo che almeno 30 Stati hanno fornito armamenti per lo sforzo bellico contro Mosca a partire da febbraio 2022.


L’invasione russa in Ucraina

La Polonia ha svuotato i suoi arsenali in supporto a Kiev, per rimpiazzare questi armi ha aumentato le sue importazioni di oltre il 1000%. Mentre la Russia ha dimezzato le esportazioni (-53%) a causa, con ogni probabilità, delle sanzioni. Ma è l’India il principale importatore di armi al mondo. Nel quinquennio 2019-2023 ha acquistato circa il 10% di tutte le armi uscite dai Paesi di produzione. Seguono l’Arabia Saudita (8,4%) e il Qatar (4,9%). 

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