Livigno, la rete dello spaccio di cocaina sulle piste da sci e davanti ai bambini

Ieri sono state eseguite 12 misure cautelari, e sequestrati 1.800 grammi di cocaina, 1.600 di hashish e 190 di eroina

Il Comune di Livigno è una località sciistica nelle Alpi italiane, vicino al confine con la Svizzera. Ma attira turisti anche d’estate, grazie alle sue bellezze naturalistiche. Piste attrezzate, aquile e stambecchi hanno permesso di sviluppare una fiorente attività turistica. E questa, a sua volta, è stata vista come un’opportunità per traffici illeciti. Ieri mattina, 14 marzo, la Squadra Mobile di Sondrio ha dato esecuzione a 12 misure cautelari (6 in carcere, 5 ai domiciliari ed un obbligo di dimora) nei confronti di soggetti di nazionalità albanese, italiana e dominicana. Sono ritenuti responsabili di aver trasportato e venduto a Livigno ingenti quantità di cocaina. Nei blitz di ieri sequestrati 1.800 grammi della sostanza, oltre a 1.600 grammi di hashish e 190 di eroina. L’operazione, denominata «Apres-Ski», ha accertato la presenza della mafia albanese sul territorio.


La rete

Il nucleo si sarebbe formato attorno a un latitante ricercato per omicidio, appartenente ad un clan mafioso di Scutari. Da cui si sarebbero diramate molte braccia operative, di nazionalità albanese, ma anche italiana e domenicana. La droga, invece, arrivava dalla Brianza, da Torino e da Bruxelles. L’esecuzione delle misure cautelari è avvenuta contestualmente a Livigno e Sondalo, a Torino e Rimini. Al commercio e alla vendita partecipavano anche donne, che per non insospettire effettuavano la compravendita al cospetto dei loro figli, minori e talvolta neonati. Per una di loro sono stati disposti gli arresti domiciliari. La sostanza al telefono veniva chiamata «Bresaola», e gli acquisti avvenivano in zone appartate della città, spesso in macchina.


Il latitante

«I membri delle famiglie albanesi di Livigno, così come gli spacciatori locali e stranieri a loro asserviti, sono risultati tutti bene inseriti nel tessuto socio-economico del paese, in territorio extradoganale, poiché svolgevano professioni, anche ben retribuite, sia a Livigno che in Svizzera», ha spiegato al Giorno il dirigente della Squadra Mobile di Sondrio, Niccolò Battisti. «A causa di queste apparenti condizioni di legalità, l’attività investigativa si è rivelata lunga e complessa: sono stati necessari numerosi e impegnativi servizi di osservazione e pedinamento, intercettazioni telematiche, ambientali e telefoniche». Le indagini sono iniziate nell’aprile 2023, e ancora mancano alcuni tasselli. Come l’esatta posizione del latitante albanese: lo si continua a cercare a Parigi, dove risiede.

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