La depressione, la ketamina e le aziende, Elon Musk si confessa: «Mi serve per restare sul pezzo, a Wall Street è questo che interessa» – Il video

Il patron di X e Tesla si racconta in una lunga intervista al giornalista Usa Don Lemon. E ammette l’uso della sostanza «sotto prescrizione medica»

Elon Musk ha confermato di fare uso di ketamina, un usato in anestesia, ma anche, a dosaggi, inferiori come sostanza psichedelica utile per combattere stati depressivi. «È vero, la assumo, sotto prescrizione e regolare controllo medico», ha detto il patron di X e Tesla in un’intervista al giornalista americano Don Lemon. «Ma non ne abuso, anche perché se così fosse non potrei lavorare in modo efficiente come faccio. Lavoro anche 16 ore al giorno, tutta la settimana, quindi non ho tempi in cui non posso essere mentalmente acuto, in cui posso rovinarmi», ha riferito Musk. In quest’ottica, dunque, gli investitori nelle sue compagnie non hanno proprio nulla di cui preoccuparsi, anzi. Per Wall Street quel che conta «è l’esecuzione», e dunque se uno – come lui in questo caso – prende delle sostanze che lo aiutano ad essere più performante o costruttivo, «dal punto di vista di un investitore dovrebbe continuare a prenderle». Come il successo di Tesla dimostra, ha aggiunto Musk. Ma ogni quanto assume quella sostanza, gli ha chiesto ancora l’ex anchor della Cnn: «Dipende, qualcosa tipo una volta ogni due settimane: la ketamina torna utile ogni qualvolta ti senti in uno stato chimico negativo da cui il cervello non riesce ad uscire». Non fa mistero, Musk, che quello stato sia generalmente descritto come depressione. Confessa anzi di soffrirne egli stesso, anche se, come molte persone al mondo, non su base quotidiana ma di tanto in tanto, per ragioni non troppo chiare: «Penso sia una cosa genetica», sostiene l’imprenditore nell’intervista. A rivelare l’uso di diverse sostanze stupefacenti da parte di Musk era stato a inizio anno il Wall Street Journal. Indiscrezioni che l’interessato aveva però seccamente smentito, anche per contenere danni d’immagine (e di Borsa).


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