Le pagelle, i «piani di rientro» e le risorse extra per tagliare le tasse: ecco come funzionerà il concordato tra Fisco e Partite Iva

Un documento del Mef svela il piano del governo per far emergere il sommerso nei redditi degli autonomi. Dovrà essere operativo entro ottobre

Prove di concordato. Il governo sta mettendo a punto in queste settimane il funzionamento del nuovo modello di rapporti che vuole instaurare tra Fisco e Partite Iva, e per questo ha dato mandato a una la commissione di esperti incaricata dal Mef di produrre una serie di simulazioni della dinamica futura. Il documento finale è arrivato pochi giorni fa sulla scrivania del vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, e Il Messaggero ne dà conto questa mattina. Funzionerà grosso modo così: ad ogni professionista o impresa con Partita Iva verrà assegnato dal fisco un “voto” da 1 a 10, proprio come a scuola. Tecnicamente si tratterà in realtà di un Isa, indicatore sintetico di affidabilità: in sostanza il Fisco mapperà la credibilità delle dichiarazioni dei redditi presentate da ciascuna Partita Iva (2,7 milioni circa). Per chi avrà pieni voti, ovviamente, nessun problema. Per chi invece avrà un voto sopra la sufficienza ma lontano dal 10 – ossia è reputato evadere parte delle tasse che dovrebbe pagare – partirà il dialogo col Fisco nell’ambito del cosiddetto concordato. Sarà quest’ultimo a fare la prima mossa, presentando una sorta di «piano di rientro» per ogni azienda o professionista finito “fuori gioco”. Secondo il documento stilato dagli esperti del Mef, infatti, alle Partite Iva dovrebbe essere indicata una finestra di due anni entro la quale perfezionare il rientro. Tra il 2025 e il 2026, insomma, le aziende coinvolte dovranno progressivamente arrivare a dichiarare (e dunque versare) quanto realmente dovuto secondo i calcoli del Fisco, e tornare dunque in regola. Le Partite Iva dovranno rispondere accettando formalmente o meno la proposta di concordato entro il prossimo 15 ottobre Per chi s’impegnerà in questo percorso, arriverà il riconoscimento del ravvedimento, con un Isa pari a 10. Chi invece rifiuterà la proposta di concordato fiscale finirà in una sorta di blacklist: i controlli fiscali diventeranno più stringenti, insomma sarà guerra.


Il salvadanaio per tagliare le tasse

Le simulazioni su diverse categorie di aziende e professionisti sono ora al vaglio del ministero e del governo, e non è detto che il sistema non possa ancora essere ritoccato nei prossimi mesi. Quel che pare certo, tuttavia, è la data entro la quale dovranno pervenire le risposte di professionisti e imprese alle proposte di concordato: il prossimo 15 ottobre. Non a caso, ricorda il quotidiano romano. Pochi giorni dopo quella data infatti il governo dovrà presentare la sua prossima manovra di bilancio, e vorrà capire con esattezza su quante risorse supplementari potrà contare per il biennio successivo, di modo da tarare le previsioni di taglio delle tasse. Secondo i piani del governo, infatti, il «salvadanaio» creato dai concordati dovrebbe andare a finanziare ulteriori interventi sulle imposte, a cominciare dal taglio dell’Irpef. Ferme restando le tre aliquote stabilite (costo: 4 miliardi), la priorità del governo, se le risorse lo consentiranno, dovrebb’essere quella di ridurre il prelievo fiscale per la classe media, quella che dichiara redditi fino a 55 mila euro. 


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