La furia di Giorgia Meloni sul Matteo Salvini putiniano: «È intollerabile»

Premier contro vicepremier: sta diventando un problema. Il nodo delle elezioni europee e i deputati del Carroccio sempre più ostili

«Queste sue uscite ci mettono in difficoltà e ci confinano in una nicchia elettorale». È nelle chat interne della Lega che gli eletti del Carroccio esprimono tutte le loro perplessità sul segretario Matteo Salvini. Il casus belli sono le parole sulle elezioni in Russia, che dimostrano che il Capitano è «un problema» e che la sua posizione è «intollerabile» secondo Giorgia Meloni. Perché punta a guadagnare qualche voto in più per le elezioni europee. Nella speranza di pescare qualche consenso tra i putiniani, che in Italia hanno un peso di voti non indifferente. Ma così rischia di affondare. E soprattutto di mettere in crisi gli equilibri del governo di centrodestra. Sulla guerra e sui no vax, è il ragionamento della premier. Per mobilitare l’elettorato di estrema destra contro di lei.


I retroscena

A parlare di una premier furiosa con il suo vicepremier sono oggi La Repubblica e il Corriere della Sera. Nei retroscena che dedicano alla vicenda descrivono Meloni «su tutte le furie». Soprattutto quando l’agenzia di stampa Reuters in inglese rilancia le parole di Salvini: «Il vice primo ministro italiano ha preso le distanze dalla risposta critica dei leader occidentali alla schiacciante vittoria di Putin, affermando che il verdetto degli elettori deve essere accettato». Una sintesi disastrosa che arriva proprio nell’anno di presidenza italiana del G7. Una frase che è rappresenta per Meloni la conferma della strategia di Salvini: non potendo muoversi su temi a lui cari come i migranti, cerca di farsi sentire dall’elettorato di estrema destra lisciando il pelo per mobilitarlo. E cercare di rimediare voti alle elezioni europee.


La furia di Giorgia

Una strategia necessaria per sopravvivere che però mette in pericolo gli equilibri geopolitici italiani. Per questo Meloni è infuriata. E per questo ieri ha chiesto ad Antonio Tajani di ribadire la linea dell’esecutivo. Con il Carroccio, invece, la richiesta di una rettifica si tramuta in una nota del partito che però sembra ribadire le parole del Capitano. Mentre lui gioca la sua partita guardando anche Oltreoceano. Perché pensa che la probabile vittoria di Donald Trump alle elezioni degli Stati Uniti possa in qualche modo cambiare gli equilibri della guerra tra Russia e Ucraina. E trasformare la percezione dell’opinione pubblica rispetto alla guerra. Lasciando Meloni nella posizione di chi deve stare per forza al fianco di Zelensky. Rischiando consensi alle urne. Anche a causa degli abbracci e dei baci con Joe Biden.

Una crepa nel governo

Secondo il Corriere quella che va ad aprirsi con le uscite putiniane di Salvini è una crepa nel governo. Per questo Meloni nell’intervista che registra per Agorà e che andrà in onda stamattina parla di «maggioranza coesa» in politica estera. Perché, è il ragionamento, le parole davanti ai giornalisti sono solo parole. I fatti concreti dicono che il governo è schierato. Mentre le uscite finiranno quando verranno riassorbite dai consensi. Ma del vicepremier si parla anche nelle chat interne della Lega. La Stampa racconta che l’imbarazzo è sempre più palpabile. Mentre gli esperti di comunicazione notano che sotto il post del Capitano sulle elezioni in Russia un commento su tre è negativo. Per questo nessuno si è azzardato ieri a seguire il leader sulla sua strada.

Il disagio dei leghisti moderati

Ma il disagio dei leghisti moderati si sfoga nei discorsi interni. Rigorosamente anonimi. Ma chiari nel disegnare uno scenario in cui un Capitano sempre più isolato combatte una battaglia per la sopravvivenza anche all’interno del Carroccio. Dove c’è sempre chi si chiede dove sia finito l’uomo che ha portato la Lega dal 7 al 30% dei voti. E che rischia adesso di riportarla al 7. Il segnale delle elezioni in Abruzzo (120 mila voti persi) sembra essere chiaro. Mentre la battaglia persa sul Terzo Mandato ha portato tante frizioni con la componente della Lega Veneta, che adesso pensa addirittura di spaccare il centrodestra con una candidatura di bandiera. Ma il processo a Salvini è appena iniziato. Le sue posizioni «non sono più comprensibili». E quando gli altri deputati chiedono conto a loro, «non sappiamo nemmeno come rispondere».

Foto copertina da: Agenzia Nova

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