Stop allo sharenting: la proposta di legge contro le foto di minori pubblicate dai genitori sui social – Cosa prevede

Dall’oblio digitale, al conto deposito intestato e inaccessibile, alla comunicazione all’Agcom: gli articoli del testo presentato alla Camera da Alleanza Verdi-Sinistra

Con tempismo impeccabile, proprio mentre Chiara Ferragni e Fedez hanno iniziato a nascondere i volti dei propri figli sui social (dopo anni di esposizione pubblica), sbarca alla Camera dei deputati una proposta di legge volta a tutelare il diritto all’immagine dei minori e combattere quindi lo sharenting. Dal titolo «Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni», il documento è stato presentato da Europa Verde a firma degli onorevoli Angelo Bonelli, Luana Zanella, Elisabetta Piccolotti, e Nicola Fratoianni. L’introduzione del testo parte da un’evidenza: «Ogni giorno milioni di immagini e filmati riguardano direttamente o indirettamente minorenni». Un fenomeno in costante aumento che solleva preoccupazioni soprattutto in relazione al rischio di sfruttamento commerciale dell’immagine dei minori e ai rischi connessi, a partire dalla pedopornografia, come spiegato a Open anche dall’avvocata Laura Cossar, specializzata in diritto di minori.


Cosa prevede la proposta di legge

La proposta si compone di tre articoli. Il primo propone modifiche alla legge n. 112 del 2004 riguardante il sistema radiotelevisivo e la Rai, al fine di garantire una maggiore tutela per ragazzi e ragazze minori di 14 anni in caso di diffusione di contenuti su piattaforme digitali. Prevede l’introduzione di una dichiarazione obbligatoria all’Agcom da parte di chi ne esercita la responsabilità genitoriale. In caso di monetizzazione dell’immagine dei minori, si propone che i guadagni vengano depositati su un conto bancario intestato al minore, inaccessibile fino al compimento dei 18 anni. È prevista la possibilità di prelievi solo in casi eccezionali, autorizzati dall’autorità giudiziaria. Quest’ultimo aspetto si lega ai timori relativi allo sfruttamento commerciale. A proposito di mercificazione dell’infanzia, durante la presentazione della legge alla camera, la giornalista Serena Mazzini – particolarmente attiva sul tema – ha fornito una ampia raccolta di dati a riguardo. Un’indagine strutturata su oltre 100 profili di influencer italiani e portoghesi, citata nella proposta di legge, che ha messo in evidenza come i contenuti che hanno al centro i bambini abbiano un tasso di interazione circa tre volte maggiore rispetto ai contenuti con solo i genitori. 


L’oblio digitale

«In molti casi – denunciano i deputati di Europa Verde – non c’è alcun rispetto del corpo e della volontà del minorenne che, tra l’altro, si ritroverà a doversi confrontare una volta cresciuto con un archivio digitale della propria vita costruito su centinaia di contenuti che non ha scelto di condividere e commenti da parte di sconosciuti che dovrà razionalizzare». A fronte di ciò, la proposta di legge prevede che le aziende che intendono coinvolgere minorenni in campagne di influencer marketing devono richiedere l’autorizzazione ai genitori e devono informare l’Agcom. L’articolo 2, invece, riguarda il diritto all’oblio digitale: una volta raggiunti i 14 anni, i minori possono chiedere la rimozione dai motori di ricerca di contenuti pubblicati online prima di questa età. L’articolo 3 punta all’aggiornamento del Codice di autoregolamentazione Tv e minorenni, secondo le disposizioni della nuova legge. Infine, il testo prevede anche l’emanazione di un Dpcm con disposizioni e linee guida per le piattaforme di condivisione foto e video, al fine di sensibilizzare sulle conseguenze della diffusione dell’immagine dei minori e per garantire la protezione dei loro dati personali.

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