Via libera ai test psicoattitudinali per i magistrati, a valutare docenti universitari: quando partono e come funzionano

Nel caso di mancato superamento del test, il ministro Nordio ha annunciato che l’esame si potrà provare per quattro volte, non più tre come in passato. L’obiettivo è di portare in Italia il «modello Minnesota»

Chi vorrà accedere alla professione di magistrato dovrà sottoporsi a test psicoattitudinali. È quanto deciso oggi, martedì 26 marzo, dal Consiglio dei ministri. Sarà il Csm (Consiglio superiore della magistratura) a nominare i docenti universitari in materie psicologiche – su indicazione, però, del Consiglio universitario nazionale, organo indipendente dell’università – che costituiranno la commissione giudicante. Il colloquio psicoattitudinale si svolgerà durante la prova orale. Ma chi avrà superato la prova scritta, prima di presentarsi davanti alla commissione per l’orale, riceverà dei test scritti individuati dal Csm, sul modello di quelli utilizzati dagli agenti di polizia. Il colloquio orale sarà comunque diretto dal presidente della commissione esaminatrice e non da uno psicologo, che sarà invece presente solo come ausilio. Infine la commissione esaminatrice, che valuta collegialmente, formulerà il giudizio conclusivo sulla totalità delle prove. Ci sarò quindi, spiega il ministro della giustizia Carlo Nordio, un doppio livello di garanzia: il Csm che disciplinerà i test in via generale e poi la commissione esaminatrice deciderà.


Gli esami psicoattitudinali si applicheranno per i bandi pubblicati a partire dal 2026, non per i concorsi già banditi. E i concorsi già banditi proseguiranno dunque con le attuali regole. «Sul collocamento dei fuori ruolo dei magistrati numerose sono state le pressioni per diminuire questo numero: lo abbiamo portato a 180. La norma, però entrerà in vigore nel 2026 perché allo stato attuale non sarebbe possibile depauperare alcuni organi di magistrati che sono essenziali», sottolinea Nordio in conferenza stampa dopo il Cdm. Sui test «non c’è un’invasione di campo da parte del governo nei confronti della magistratura. Non vi sono interferenze da parte del governo. Non c’è nessun vulnus nessuna lesa maestà», spiega il ministro, che ha inoltre citato i test psicoattitudinali già previsti per chi lavora nelle forze dell’ordine, che in quel caso durano anche tre giorni.


Per il ministro della Giustizia, nei giorni scorsi «Abbiamo assistito a una polemica di cui mi rammarico come magistrato, come quando è stato criticato il concorso ai soli giudici onorari senza leggere la bozza di un testo ancora in fieri. Sono polemiche sterili, vuote astrazioni polemiche, nessuno ha mai pensato di introdurre valutazioni periodiche dell’attitudine e della psiche dei magistrati», afferma Nordio, citando il parere favorevole delle Commissioni Giustizia alla richiesta di valutare i test psicoattitudinali.

Una delle novità introdotte dal decreto è poi la possibilità di ripetere l’esame di Stato quattro volte, non più tre come in passato. L’idea del ministro Nordio è di usare in Italia il cosiddetto «modello Minnesota» per i test ai futuri magistrati, come quello a cui lui stesso racconta di essersi sottoposto: «Non c’è nulla di male se una persona cerca di capire com’è fatta e magari può cercare di correggersi. Parliamo di persone che hanno in mano le vite degli altri, come i medici».

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