Triggiano (Bari), inchiesta per voto di scambio: si dimette l’assessora indagata Anita Maurodinoia

La Procura di Bari sta indagando su una presunta compravendita di voti alle elezioni comunali: ai domiciliari il sindaco e il marito dell’assessora

Con una nota di una riga pubblicata sul sito della Regione Puglia, il presidente Michele Emiliano ha annunciato di aver accettato le dimissioni di Anita Maurodinoia da assessora regionale. L’assessora ai Trasporti risulta indagata nell’inchiesta della Procura di Bari su una presunta compravendita di voti che ha portato alla rielezione di Antonio Donatelli a sindaco di Triggiano, comune del Barese. Il sindaco e il marito dell’assessora, Sandro Cataldo, sono stati arrestati e posti ai domiciliari. Per lo sviluppo dell’inchiesta, coordinata dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani e dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli, è stato fondamentale il ritrovamento nell’ottobre del 2021 di frammenti di fotocopie di documenti d’identità e codici fiscali in un cassonetto per l’immondizia. Secondo gli inquirenti, gli indagati – dieci in tutto sinora, sette ai domiciliari e uno in carcere – si sarebbero organizzati per influenzare il voto alle amministrative del 20 e 21 settembre nel comune di Grumo Appula e del 3 e 4 ottobre 2021 a Triggiano. Due mesi più tardi furono eseguite le prime perquisizioni dai carabinieri: oggetto di controlli furono le abitazioni dei coniugi Cataldo-Maurodinoia e l’assessora, che non era ancora indagata, si era affrettata a prendere le distanze dal movimento Sud al centro, aderendo al Partito democratico. Secondo gli investigatori le preferenze sono state condizionate anche in cambio di 50 euro per voto e chi accettava l’accordo avrebbe dovuto consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti sezione per sezione. Il controllo veniva poi eseguito durante le operazioni di spoglio. La Procura ha in mano in particolare due fogli con un elenco di cittadini e dati anagrafici che, secondo i pm, avrebbero ricevuto la somma pattuita in cambio del voto.


«Lady preferenze»

Quando a inizio marzo era stata paventata la possibilità di un coinvolgimento di Anita Maurodinoia nell’inchiesta, il presidente di Regione Michele Emiliano aveva espresso cautela: «Agiremo, se sarà il caso, quando avremo le carte in mano. Non possiamo certo intervenire sulle suggestioni». Erano i giorni successivi all’operazione Codice interno della Direzione distrettuale antimafia che aveva portato all’arresto di 130 persone a Bari, con un blitz di oltre mille agenti e militari delle forze dell’ordine. Secondo gli inquirenti, le persone raggiunte dalle ordinanze e dai sequestri emessi dal giudice sono coinvolti a vari titolo in una profonda ingerenza nel voto alle Comunali del 26 maggio 2019 di Bari. Tra i reati contestati lo scambio elettorale-mafioso, estorsioni, porto e detenzioni di armi da sparo, illecita commercializzazione di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti, frode in competizioni sportive, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Quell’inchiesta diede il via al braccio di ferro tra il sindaco di Bari Antonio Decaro e il governo Meloni, con la decisione del ministro Piantedosi di nominare una commissione di accesso per accertare presunte infiltrazioni nel Comune. Sempre in quei giorni, gli organi di stampa anticipavano che Maurodinoia risultava indagata proprio per voto di scambio politico-mafioso, con la Procura che aveva elementi per sospettare la sua colpevolezza già dal 2019. In quell’anno, la 49enne nata ad Hamilton, in Canada, ottenne 6mila preferenze con “Sud al centro” in sostegno ad Antonio Decaro, e l’anno successivo 20mila come candidata consigliera comunale che le valsero il soprannome di «Lady preferenze».


Leggi anche: