Spot della patatina al posto dell’ostia, arriva lo stop: «Viola le convinzioni religiose»

La decisione dello Iap, l’associazione di autoregolamentazione a cui aderiscono aziende, agenzie pubblicitarie e media, dopo le proteste dell’Associazione dei telespettatori cattolici

Lo Iap, l’associazione di auto-regolamentazione in cui confluiscono aziende, agenzie pubblicitarie e media, ha accolto l’appello dell’Aiart che aveva chiesto l’immediata sospensione dello spot che vede protagoniste alcune suore mentre prendono l’ostia. Il Comitato di controllo «ha ingiunto le parti coinvolte di desistere dalla diffusione di tale campagna ritenendola in contrasto con l’art. 10, quello sulle “Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona” del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, secondo il quale “la comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose». Nelle motivazioni della sua decisione, il Comitato spiega che «il parallelismo che il messaggio instaura tra la patatina, descritta come “il divino quotidiano”, e l’ostia, che rappresenta evidentemente il divino, si sostanzia nella derisione del senso profondo del sacramento dell’eucaristia, rendendo più che ragionevole che il credente e non solo si senta offeso». Il Giurì aggiunge che già in passato nelle sue decisioni lo Iap ha voluto tutelare le convinzioni religiose, non come un bene della collettività o della sua maggioranza, ma come un bene individuale che viene riconosciuto a tutti i cittadini «senza distinzioni di sorta fra le possibili opzioni religiose». Per questo, viene difeso il diritto dei consumatori a «non essere urtati nelle più profonde convinzioni da campagne pubblicitarie che essendo strumentali ad interessi di natura prettamente economica non devono confliggere con valori tendenzialmente assoluti e di rango superiore».


Lo spot della discordia

Il breve video per pubblicizzare il prodotto è ambientato in un convento. Un gruppo di novizie percorre la navata centrale e si mette in fila per ricevere l’eucarestia. Non appena la prima riceve dal sacerdote l’ostia, che nella versione web è una patatina, si sente un sonoro scrocchio riecheggiare nella chiesa. Viene quindi inquadrata la sagrestia dove un’altra suora sta sgranocchiando le croccanti patatine pubblicizzate, prendendole dal sacchetto. L’associazione di telespettatori cattolici (Aiart) aveva segnalato lo spot diffuso da Amica Chips come offensivo «della sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti». Secondo il presidente Giovanni Baggio, quei trenta secondi ideati dall’agenzia Lorenzo Marini Group banalizzano «l’accostamento tra patatina e la particola consacrata», e sarebbe blasfema. Alle proteste dell’Aiart di erano unite le critiche anche di Mario Adinolfi e di Simone Pillon, che si era detto «stanco di chi sfotte la fede cristiana per fare soldi», annunciando anche azioni legali.


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