A Lugansk non possono nascere bambini ucraini: neonati a rischio confisca se uno dei genitori non esibisce un passaporto russo
Da lunedì, i neogenitori della regione di Lugansk potranno uscire da un ospedale con il loro figlio solo dopo aver esibito almeno un passaporto russo. In caso contrario, il neonato rischia di esser prelevato dalle autorità. Lo rivela Anna Zafezova su La Stampa riportando la decisione di Artem Lysohor, il responsabile dell’amministrazione della regione ucraina. Nei territori sotto controllo della Russia si potrà nascere soltanto come potenziali cittadini russi. C’è un unico modo per tutelare il proprio figlio: la coppia, prima del parto, potrà rinunciare alla cittadinanza ucraina per poter tenere con sé il proprio bambino. Questa misura di fatto, se confermata in queste modalità, colliderebbe con l’articolo 3 della Convenzione sul genocidio, che indica come genocidio per l’appunto le «misure intese a prevenire nascite all’interno del gruppo» perseguitato. A riportare la notizia del rischio del sequestro dei neonati è stato l’Institute for the Study of War (Isw), premettendo che «in caso la notizia fosse stata riferita accuratamente». E nell’informativa parla di «integrazione forzata di cittadini ucraini nel sistema russo» nei territori occupati. Diversi ucraini si sono spostati negli ultimi giorni dalla regione di Cherson verso la Crimea o altre zone sotto controllo russo e altri civili sono stati deportati dalla regione di Zaporizhzhia sono stati deportati dall’altra parte del confine, a Rostov-sul-Don. Dall’inizio del conflitto 20 mila minorenni, secondo le denunce ucraine, di cui alcune migliaia di orfani sono stati portati in Russia e fatti adottare con procedure accelerate. Uno dei casi più eclatanti è quello del leader del partito Russia Giusta Sergey Mironov che ha preso una bambina di 11 mesi, Margarita Prokopenko, nonostante lei avesse due fratelli e una madre adottiva in Ucraina. Alla bambina piccola è stato cambiato il nome e il luogo di nascita, per farla risultare
russa.
(foto Ansa/EPA/OLEG PETRASYUK)
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