Duello tv Meloni-Schlein, ecco perché lo show da Vespa violerebbe la delibera della Vigilanza Rai

Open ha visionato la lettera inviata da Barbara Floridia, presidente della Commissione vigilanza Rai, ai vertici di Viale Mazzini e al presidente dell’Agcom in cui viene spiegata la presunta violazione della par condicio e l’escamotage per aggirarla

Alla presidente del partito con più consenso, Giorgia Meloni, si contrappone la segretaria della prima forza di opposizione, Elly Schlein. Non sembrano esserci stati altri ragionamenti alla base della trattativa che ha portato nello studio di Bruno Vespa il duello televisivo più atteso di questi anni. È il primo confronto per la numero uno di Fratelli d’Italia, da quando è diventata presidente del Consiglio. E appare come l’investitura definitiva a leader di tutta l’opposizione per il capo del Nazareno. L’ultima volta che i volti dei due principali schieramenti politici hanno partecipato a un faccia a faccia televisivo risale al 2006 e, ad affrontarsi, c’erano Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Tuttavia, l’incontro-scontro tra Meloni e Schlein potrebbe saltare. Open ha visionato la lettera che la presidente della commissione Vigilanza Rai, Barbara Floridia, ha scritto al presidente dell’Agcom e ai vertici di Viale Mazzini. Ai rilievi fatti dall’esponente del Movimento 5 stelle si aggiungono le proteste dei politici degli partiti esclusi dal confronto.


Il contenuto della delibera

Confronto che, si legge nella missiva di Floridia, «non sembra conforme alle disposizioni della delibera approvata dalla Vigilanza Rai», in data 9 aprile 2024. In particolare, il riferimento della presidente della bicamerale è rivolto all’articolo 6 del provvedimento della commissione. Il quale recita: «La Rai trasmette tribune politico-elettorali, televisive e radiofoniche, ciascuna di durata preferibilmente non superiore ai quaranta minuti, organizzate con la formula del confronto tra un numero di partecipanti compreso fra tre e sei, e di norma, se possibile, fra quattro partecipanti, curando comunque di assicurare un rapporto equilibrato fra i rappresentanti di lista e raccomandando l’attenzione all’equilibrio di genere tra le presenze». Dunque, per organizzare un dibattito in vista delle Europee, il servizio pubblico dovrebbe invitare almeno tre politici di partiti diversi.


L’escamotage

Come potrebbe essere aggirata la delibera sulla par condicio che, si ricorda, è stata votata dalla maggioranza di centrodestra con il voto contrario delle opposizioni? Uno spunto lo si coglie nella lettera di Floridia: «Il confronto ipotizzato tra le due leader, il cui elemento peculiare non attiene alla trattazione di temi specifici, bensì allo spazio offerto alle partecipanti, non si ritiene possa collocarsi tra le trasmissioni di approfondimento informativo, essendo queste ultime contraddistinte dal contenuto informativo a rilevante caratterizzazione giornalistica, correlata ai temi dell’attualità e della cronaca». La presidente della Vigilanza Rai ha fatto questa sottolineatura perché la delibera del 9 aprile prevederebbe la possibilità di organizzare confronti tra i membri di soli due partiti, ma nell’ambito di telegiornali o trasmissioni giornalistiche in cui si dibatte di temi legati all’attualità. Non tribune elettorali intese come confronti per conquistare i voti degli spettatori, parlando un po’ di tutto. Secondo l’articolo in questione, il numero 4 comma 7-ter, la parità di trattamento può essere garantita «oltre che nell’ambito della medesima trasmissione, anche nell’ambito di un ciclo di più trasmissioni dello stesso programma, organizzate secondo le stesse modalità e con le stesse opportunità di ascolto».

Lo scontro politico e il coinvolgimento dell’Agcom

L’articolo 4, quindi, è dedicato ai contenuti informativi «a rilevante presentazione giornalistica». Mentre il format del programma di Vespa, fa notare Floridia, pare essere più affine all’articolo 6, intitolato tribune elettorali-confronti. Su questa diversa interpretazione potrebbe svilupparsi lo scontro politico che si è aperto intorno al duello Meloni-Schlein. Con il coinvolgimento dell’Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, e dei due vertici Rai a cui Floridia ha indirizzato la lettera, la presidente Marinella Soldi e l’amministratore delegato Roberto Sergio. E intanto si moltiplicano le dichiarazioni di contrarietà, fatte dalle più alte sfere dei partiti esclusi dal duello Meloni-Schlein. Da Giuseppe Conte ad Antonio Tajani, da Carlo Calenda a Matteo Renzi: tutti denunciano una violazione della par condicio. E anche Michele Santoro, dopo Floridia, ha scritto una lettera formale all’Agcom per chiedere di intervenire.

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