L’Ue non rinnoverà il contratto per le importazioni di gas russo: quali sono i Paesi interessati e cosa rischia l’Italia

La Commissione ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di rinnovare l’accordo trilaterale sul transito del gas russo attraverso l’Ucraina, in scadenza a fine 2024

Si prospetta un nuovo blocco delle forniture di gas dalla Russia verso l’Europa. La differenza è che questa volta è Bruxelles, e non Mosca, a decretare lo stop. La Commissione europea ha fatto sapere di non avere alcuna intenzione di rinnovare l’accordo trilaterale sul transito del gas russo attraverso l’Ucraina, in scadenza a fine 2024. Questo significa che i Paesi Ue che ancora ricevono una parte delle proprie forniture attraverso la rotta ucraina dovranno darsi da fare per trovare alternative al gas proveniente dalla Russia. «Ci sono tre o quattro Stati membri che attualmente ricevono» il gas da Mosca attraverso il transito dall’Ucraina, ha precisato in un briefing con i giornalisti Tim McPhie, portavoce della Commissione europea per le questioni energetiche. Gli Stati in questione sono Slovacchia, Austria, Ungheria e Italia, con quest’ultima che è però ben lontana dal rischio di rimanere a corto di gas.


Quali sono i Paesi a rischio

Nel corso del 2023, circa 14 miliardi di metri cubi di gas russo sono arrivati in Europa transitando per l’Ucraina. Il Paese che più ha beneficiato di questo corridoio è l’Austria, che ha importato circa 5 miliardi di metri cubi, più di un terzo del totale. Al secondo posto c’è l’Italia, che lo scorso anno ha importato tra i 3 e i 4 miliardi di metri cubi dalla Russia, appena il 5% delle sue importazioni totali. Arrivati quasi a metà del 2024, la dipendenza del nostro Paese dalle forniture di Mosca si è già quasi azzerata. Ad oggi, rivelano i dati di Snam, le importazioni di gas russo in Italia si sono fermate sotto quota 2% del totale. Gli altri due Paesi Ue che importano gas da Mosca sono Slovacchia e Ungheria, con la prima che riceve dalla Russia circa un terzo delle forniture di cui necessità.


Il maxi-piano RePowerEU

Con il maxi-piano energetico ribattezzato «RePower EU», Bruxelles si è impegnata ad affrancarsi una volta per tutte dai combustibili fossili importati dalla Russia entro il 2026. Nel 2021, anno dell’invasione russa in Ucraina, il gas proveniente da Mosca rappresentava il 45% del totale delle importazioni Ue. L’anno successivo, la percentuale è crollata al 24%, per poi raggiungere quota 15% nel 2023. La Commissione europea, che ha confermato di non voler rinnovare l’accordo per le forniture che transitano da Kiev, non teme ricadute sul mercato. Ma un portavoce dell’esecutivo Ue ha fatto sapere di essere comunque in contatto con i Paesi più interessati dallo stop per aiutarli a trovare alternative affidabili nei prossimi sette mesi. Un dossier che sarà sicuramente sul tavolo del prossimo Consiglio Ue dei ministri dell’Energia, che si riuniranno a Bruxelles il prossimo 30 maggio.

L’Italia fa le scorte di gas

A fare la differenza, soprattutto in vista del prossimo inverno, saranno anche i piani dei singoli Paesi per quanto riguarda lo stoccaggio del gas. In Italia le scorte hanno superato il 71%, 142,16 TWh in termini assoluti. Un dato che permette al governo (e ai cittadini) di dormire sonni tranquilli e che piazza il nostro Paese ai primi posti in Europa per scorte di gas. In termini percentuali, è l’Austria lo Stato con la percentuale di riempimento delle scorte più alta (77,2%), seguita da Ungheria (73,8%), Germania (71,10%) e Italia. Per il nostro Paese, come detto, le importazioni di gas dalla Russia ad oggi coprono appena il 2% del totale delle importazioni, grazie in parte agli accordi stretti con altri Paesi africani o mediorientali e in parte alla crescita – ancora ridotta – dell’energia prodotta con fonti rinnovabili.

I timori di Vienna e il prezzo del gas in rialzo

Il Paese più preoccupato per un possibile stop alle forniture di gas russo è senz’altro l’Austria. Ieri, mercoledì 22 maggio, l’operatore austriaco Omv ha lanciato un «messaggio urgente al mercato» proprio per il timore che Mosca possa decidere di chiudere i rubinetti anche prima del previsto. Il timore, spiega Reuters, è dovuto alla decisione di una «corte straniera» ottenuta da «un’importante società energetica europea», di cui non è stato fatto un nome. Se applicata, la sentenza in questione obbligherebbe Omv a pagare tale società, e non Gazprom, per le forniture di gas. Questo, spiega Omv, rende probabile il fatto che il colosso russo dei combustibili fossili decida di interrompere le forniture di gas verso l’Austria anche prima di fine anno. In attesa che la vicenda si delinei in modo più chiaro, il mercato ha reagito spingendo al rialzo il prezzo del gas, che oggi ha aperto sopra i 34 euro/megawattora.

Foto di copertina: Dreamstime/Sardorrr

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