La Bce taglia i tassi per la prima volta da 5 anni, ma il futuro è un rebus: l’Eurozona cresce più del previsto, i prezzi pure
La Banca centrale europea (Bce) ha deciso di tagliare i tassi d’interesse per la prima volta da quasi cinque anni, invertendo la rotta dopo la spirale di rialzi che ha portato i tassi di riferimento a un livello record, tra il 4 e il 4,75%. Con il taglio di un quarto di punto percentuale, il tasso sui depositi scende ora al 3,75%, quello principale di rifinanziamento al 4,25%, quello sui prestiti marginali al 4,5%. La riduzione dei tassi era ampiamente attesa, dopo che l’inflazione nell’Eurozona pare tornata ormai da alcuni mesi sotto controllo, obiettivo chiave dell’aggressiva strategia di rialzi dell’ultimo quadriennio (il mandato primario della Bce è quello di mantenere il tasso d’inflazione vicino al 2%). «Sulla base di una valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, è ora opportuno moderare il grado di restrizione della politica monetaria dopo nove mesi di tassi di interesse invariati», scrive la Bce nell’annunciare la decisione. Fin da stamattina le principali Borse europee hanno aperto in territorio positivo, ma gli operatori scrutano l’orizzonte per capire soprattutto se quello di oggi resterà un taglio “isolato” o sarà solo il primo di una nuova serie. Sul nodo il Consiglio direttivo non intende tuttavia sbilanciarsi tuttavia Per le prossime decisioni sui tassi, fa sapere, la Bce «si baserà sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi».
Le previsioni Bce e il dilemma di politica monetaria
Scenario per i prossimi mesi che resta incerto. Secondo le proiezioni diffuse oggi dalla stessa Bce, infatti, da un lato l’Eurozona dovrebbe crescere più del previsto – dello 0,9% anziché 0,6% nel 2024, poi dell’1,4% nel 2025 e dell’1,6% nel 2024. Dall’altro lato, tuttavia, a rialzare la testa rispetto alle precedenti previsioni potrebbe essere proprio l’inflazione: nell’area euro è ora stimata al 2,5% nel 2024 (dal 2,3% indicato a marzo) e al 2,2% nel 2025 (dal 2% indicato ad aprile). Valori che restano sopra la soglia “tollerata” dalla Bce: un indizio che la strada di altri tagli nei prossimi mesi sarà tutt’altro che scontata.
Il sentiero secondo Lagarde
«Dal nostro meeting di settembre 2023 (l’ultimo in cui Francoforte ha alzato i tassi, ndr) l’inflazione è calata di oltre 2,5 punti percentuali e le prospettive sono migliorate molto», ha ricostruito in conferenza stampa la governatrice della Bce Christine Lagarde. È calata anche l’inflazione di fondo, diminuendo considerevolmente la pressione sui prezzi: merito della linea ferma di politica monetaria tenuta in questi mesi dall’Eurotower, rivendica Lagarde. «Al contempo però, nonostante i progressi compiuti, le pressioni interne sui prezzi restano forti considerata l’elevata crescita dei salari e le prospettive d’inflazione restano al di sopra del nostro target, anche per buona parte del 2025». Sulla base degli scenari menzionati della Bce, pertanto, Lagarde riafferma la «determinazione a far tornare con tempismo l’inflazione entro il valore-target del 2% nel medio periodo». Per questo, indica la governatrice, «manterremo i tassi su un livello sufficientemente restrittivo per tutto il tempo che sarà necessario per raggiungere l’obiettivo».
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