Sorpresa in Francia: vince il Fronte popolare, Le Pen scivola terza. Melenchon: «Siamo pronti a governare». Nessuna maggioranza in Assemblea
Sorpresa nelle urne francesi nel ballottaggio per il rinnovo dell’Assemblea nazionale. L’ultradestra di Marine Le Pen e Jordan Bardella, due settimane dopo l’exploit del primo turno, scivola terza dietro il Fronte popolare ed Ensemble. La prima conseguenza reale del voto sono le dimissioni, che verranno presentate domattina, del primo ministro Gabriel Attal. Forte del risultato, Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise e del blocco di sinistra, ha chiuso a qualsiasi accordo con il presidente Emmanuel Macron: «Deve dare a noi l’incarico di governo, abbiamo vinto e siamo pronti». Una mossa preventiva per scongiurare che le varie formazioni che compongono il Fronte possano muoversi autonomamente. «Governeremo solo con chi accetterà in blocco il nostro programma», ripete Mélenchon la sua linea intransigente, che però contrasta con quanto già dichiarato da Socialisti ed Ecologisti suoi alleati. Seppur in testa nelle proiezioni della nuova Assemblea, il blocco di Mélenchon non ha i numeri per governare da solo. Nè ce li ha Ensemble, o tantomeno Rn. Secondo la seconda proiezione Ipsos, la coalizione di sinistra ha ottenuto tra 171-187 parlamentari. L’ex maggioranza macroniana dentro Ensemble sarebbe arrivata a 152-163 eletti e solo terzo il Rassemblement National tra 134 e 152 seggi. Poi 63-68 seggi ottenuti da Les Republicains, il partito gollista sopravvissuto alla lite interna con il presidente Èric Ciotti.
Assemblea spaccata, quale maggioranza?
La strategia della desistenza per contrastare l’avanzata dell’estrema destra avrebbe quindi ottenuto il risultato sperato. Ma la maggioranza assoluta nell’assemblea è fissata a 289 parlamentari e nessuna forza a i numeri per governare da sola. Mélenchon vorrebbe proporre un nome unitario delle sinistre al presidente Macron come nuovo primo ministro. Ma, in attesa che che la nuova Assemblea prenda forma, una delle ipotesi è che il Fronte popolare – così frettolosamente creatosi alla vigilia del ballottaggio per allontanare l’ultradestra dal potere – si scioglierà e perderà pezzi a favore di una nuova “coalizione del Presidente”. Troppo presto per sapere come andrà. L’Eliseo ha fatto sapere che il presidente parlerà solo dopo la definizione della composizione del nuovo Parlamento: «Il Presidente della Repubblica sta apprendendo in questi minuti i risultati delle elezioni legislative via via che vengono comunicati, collegio elettorale per collegio elettorale. Secondo la tradizione repubblicana, attenderà la struttura della nuova Assemblea nazionale per prendere le decisioni necessarie. Il Presidente, nel suo ruolo di garante delle nostre istituzioni, garantirà il rispetto della scelta sovrana dei francesi». L’affluenza alla chiusura dei seggi alle 20 sarebbe superiore al 67%, meglio anche del primo turno. Alle 17 era salita al 59,7%, più di due settimane fa, quando era arrivata alla stessa ora al 59,39%. A mezzogiorno, secondo i dati del ministero dell’Interno, era al 26,63%, mai così alta dal 1981.
«Nessun accordo con Macron, il premier Attal deve dimettersi»
«Ha vinto la mobilitazione civica», esulta a stretto giro il leader del Fronte popolare Jean-Luc Mélenchon, «Rn è ben lontano da raggiungere la maggioranza assoluta, ribaltando il risultato che avevamo visto appena due settimana fa. È un sollievo immenso per una maggioranza schiacciante di persone in questo Paese, quella che costituisce la nuova Francia e quella che ne amano la tradizione repubblicana. Queste persone si sono sentite minacciate in maniera terribile. La volontà del popolo deve essere strettamente rispettata: nessun sotterfugio, nessun negoziato, nessun accordo può essere accettato. La sconfitta di Macron e della sua coalizione è confermata. Il presidente deve chinare il capo e ammettere la propria sconfitta senza cercare scuse. Il primo ministro deve dimettersi, ha guidato una campagna elettorale fallimentare. Il presidente ha il dovere di chiamare a governare il Nuovo fronte popolare. Siamo pronti, rispetteremo il mandato ricevuto, applicheremo il programma proposto durante la campagna elettorale. Le misure contenute nel programma possono essere approvate anche per decreto: blocco dei prezzi, aumento salario minimo, convocazione conferenza salariale dei diversi rami industriali. Noi rifiutiamo di entrare in negoziati con il suo partito per cercare accordi, soprattuto dopo aver combattuto in maniera così forte le sue politiche di macelleria sociale negli ultimi anni e soprattutto dopo questo risultato elettorale».
July 7, 2024
Gli ultimi sondaggi
Alle 18 si sono chiusi i seggi in quasi tutta la Francia, tranne nelle città che hanno fatto richiesta di prolungare l’accesso alle urne di due ore, fino alle 20. Tra queste Parigi, ma anche i più popolosi centri urbani come Lione, Marsiglia, Strasburgo, Bordeaux, Tolosa, Montpellier, Nizza. Mentre in altre città, come Brest, Rennes, Lille e Metz i seggi hanno chiuso alle 19. Le ultime indiscrezioni sull’esito del voto sono arrivate dai media belgi che hanno però citato sondaggi in assoluta contrapposizione tra loro. Secondo alcuni, sono confermate le ipotesi precedenti al ballottaggio: Rassemblement National è davanti a tutti ma non ha la maggioranza assoluta in Assemblea, fissata a 289 parlamentari. Ma un altro sondaggio da invece in vantaggio il Fronte popolare della sinistra, avanti con una forchetta di 170-190 seggi, seguito da Ensamble di Macron (150-170) e da Rn di Marine Le Pen solo terzo, tra 135 e 155 seggi. Gli ultimi sondaggi danno l’estrema destra in calo: 170-210 seggi secondo Ifop e 175-205 secondo Ipsos, per una maggioranza assoluta fissata intorno ai 289 deputati. Mentre all’alleanza delle sinistre andrebbero tra i 155 e 185 seggi (Ifop), 145 e 175 (Ipsos). A seguire il blocco centrale macroniano di Ensemble (120-150 seggi – dati Ifop; 118-148 – dati Ipsos). Si vota fino alle 18:00, o alle 20:00 nelle grandi città. Sul voto peserà, con ogni probabilità, anche l’incognita dell’astensionismo. Aderiranno o meno gli elettori al «fronte repubblicano», pur di fermare l’estrema destra?
La paura di scontri in piazza
I risultati del ballottaggio appariranno alle 20 con i primi exit poll. E proprio a partire da quel momento che in Francia si temono scontri di piazza, con migliaia di agenti schierati nelle città principali per evitare tensioni. Nella zona fra Place de la République e Bastille i distributori bancomat sono inaccessibili o smontati. Preoccupati per i rischi di disordini, anche i commercianti degli Champs-Elysées stanno cominciando a barricare i loro negozi con pannelli di metallo. Alcuni hanno predisposto enormi griglie a prova di sfondamento. Le premesse non sono rosee: questi ultimi sette giorni, infatti, sono stati segnati da aggressioni e minacce verso esponenti e militanti, ben 51, avvenute durante l’affissione di manifesti o incontri elettorali.
L’endorsement di Mosca a Le Pen
Il ballottaggio delle legislative francesi è seguito con grande attenzione anche da Mosca, che contava sul successo pieno dei lepenisti per incrinare la compattezza dell’Occidente nel suo sostegno a Kiev. Serghei Lavrov ha inviato un messaggio che suona come un endorsement per il Rassemblement National: «Il secondo turno è stato concepito per manipolare la volontà degli elettori», ha detto il capo della diplomazia russa. Proprio Marine Le Pen, alla vigilia della consultazione, aveva affermato che la postura della Francia sul conflitto in Ucraina sarebbe cambiata, e non di poco, con il suo delfino Jordan Bardella a Matignon. A partire da due scelte chiave: il veto di Parigi all’utilizzo di Kiev delle armi francesi per colpire in territorio russo e il rifiuto netto di considerare l’invio di soldati d’oltralpe in Ucraina.
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